Abbiamo appena lasciato settembre, il mese che lancia sguardi languidi alle belle e calde giornate mentre, ombrello alla mano, accogliamo ottobre tirando fuori indumenti più pesanti. Che cosa ci è rimasto del mese appena trascorso? A parte il grande chiacchiericcio politico con cambi di tonalità del governo tricolore, che una volta guarda il verde e poi il rosso, da un lato e le nostre cassette della posta colme di volantini elettorali per le prossime elezioni federali in Svizzera dall’altro, rimarrà il grande movimento, soprattutto di giovani e studenti, per il pianeta. Il 27 settembre, infatti, in oltre 80 Paesi del mondo, una grande ondata di giovani si è mossa per il “Global Strike For Future”, o il cosiddetto #FridaysForFuture, una giornata di manifestazioni pacifiche e di proteste per rivendicare azioni atte a prevenire il riscaldamento globale e il cambiamento climatico. In Italia, in ben 160 città i giovani hanno manifestato per lo stesso motivo. Il momento più significativo di tutta la protesta è stato il tanto chiacchierato intervento della giovane attivista svedese Greta Thunberg all’Onu, dove ha espresso chiaramente la sua rabbia sulla situazione.
Ma chi è questa Greta Thunberg che sta tanto irritando i più comuni cittadini medi dotati, purtroppo, della più totale e disinibita libertà di espressione? È semplicemente Accedi o registrati per continuare a leggere l'articolo
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