Con l’annuncio ufficiale che è terminata la ricerca dei superstiti, è possibile tracciare un primo, documentato bilancio del terremoto che ha letteralmente devastato Haiti. Purtroppo, bastano poche cifre per descriverne le tragiche proporzioni. I morti già sepolti in fosse comuni sono 150 mila, si calcola che sotto le macerie ce ne siano altri 50 mila e soprattutto interi quartieri di Port-au Prince sono ridotti ad un cumulo di detriti. Abbiamo già notato la settimana scorsa come le case crollate e ridotte in mucchi di calcinacci sono il segnale più evidente della povertà, ma anche degli imbrogli e della corruzione dilagante su quella porzione di isola, già da sempre, insieme a Santo Domingo, terra di pochi grandi ricchi e di molti grandi poveri. Non serve fare un esercizio di retorica,vogliamo, però, sottolineare un piccolo dato e cioè che dopo più di due settimane dall’evento e con una mobilitazione così massiccia da parte di molti Paesi del mondo, le persone salvate dai soccorritori sono state appena 132.
Certamente è normale che un terremoto di tale entità comporti caos e polemiche, con il corteo di ulteriori pianti e lutti, però le testimonianze dicono che c’è stata una enorme sproporzione tra il numero di soccorritori e di aiuti e i risultati ottenuti. Forse non è nemmeno giusto mettere l’accento su quanto fatto male e non piuttosto su quello che pure è stato fatto, ma certe cose bisogna pur dirle e noi le diciamo con un testimone d’eccezione, Guido Bertolaso, capo della Protezione civile italiana: “Quello che ho visto sul posto è una fiera delle vanità, una parata di bandiere e magliette. Si va in giro su macchinoni e si fa a gara per mostrare quanto si è bravi. Invece di aiutare quelli sotto le macerie e di cercare sopravvissuti con i cani, chi arriva come prima cosa attacca un manifesto della propria organizzazione e si mette in posa per le tv”. Bertolaso si riferiva anche a Bill Clinton che si è fatto fotografare mentre sollevava cassette d’acqua e poi è sparito il giorno dopo, o alle organizzazioni che hanno portato enormi quantità di cibo e acqua, con il risultato che “il materiale è nei magazzini, ma non si trova qualcuno che dia gli ordini, che provveda ai bagni, alle cucine, alle tende”.
Colpito dalle parole del rappresentante italiano, il comandante americano elenca una serie di sforzi che certamente sono stati positivi e una serie di dati in uomini e mezzi offerti all’Onu e non ad una leadership americana. È vero, resta il fatto che le critiche di Bertolaso sono vere, non sono affatto ingiustificate e mostrano come nel mondo – da Haiti agli Usa con l’uragano Katrina – spesso si è impreparati di fronte alle calamità naturali.
In Italia, ci sono voluti numerosi terremoti – da Belice al Friuli, dalla Campania-Basilicata all’Umbria e al Molise e all’Abruzzo – ma alla fine esperienze, competenze e capacità e anche tanta disponibilità hanno perfezionato un’organizzazione e un intervento, quello della Protezione civile, che è un fiore all’occhiello che nell’ultimo terremoto ha salvato un numero impressionante di persone che altrimenti sarebbero morte.
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