Il capo della protezione civile ha attaccato gli Usa definendo la macchina degli aiuti “patetica”
WASHINGTON – ”Il Governo italiano non si riconosce in alcune delle dichiarazioni” rilasciate dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso sulla situazione degli aiuti ad Haiti, ed in particolare sul ruolo degli Usa e delle organizzazioni internazionali. È quanto sottolineato dal ministro degli Esteri Franco Frattini al suo arrivo a Washington, prima di incontrare il segretario di Stato americano Hillary Clinton. Bertolaso, ha spiegato Frattini, ”ha fatto proposte importantissime al governo ed al presidente di Haiti per quanto riguarda il futuro dei bambini e le linee di evacuazione”. Poi però, ha aggiunto il ministro, ”qualcuno gli ha chiesto di parlare da giornalista” ed allora lui ”ha attaccato frontalmente gli Usa e le organizzazioni internazionali. In queste dichiarazioni – ha ribadito Frattini – il governo non si riconosce”. Il ministro, che con la Clinton ha affrontato anche il tema di Haiti, ha sottolineato che ”in un contesto così complesso c’è bisogno della leadership americana e, insieme ad essa, anche del più efficace coordinamento degli sforzi internazionali da parte delle Nazioni Unite”. Frattini ha quindi espresso ”a nome del Governo italiano il massimo apprezzamento” per l’impegno degli Usa e del ”presidente Obama nell’azione di soccorso”. L’Italia, ha poi concluso, a livello nazionale ”continuerà a fare la sua parte con il coordinamento delle operazioni della Protezione civile e la responsabilità istituzionale del ministero degli Esteri”.
ANCORA CAOS AIUTI – A 12 giorni dal terremoto, la situazione degli aiuti a Port-au-Prince e nel resto di Haiti è ancora grave. Una conferma viene dal moltiplicarsi di mini-incidenti, causati da centinaia di sopravvissuti che cercano di accaparrarsi i sacchi con i generi alimentari che vengono distribuiti. La comprensibile ressa che si determina spesso degenera in zuffe tra quelli che cercano di arrivare per primi nei punti di distribuzione e che costringono i rappresentanti dei contingenti militari a intervenire, seguendo lo stesso copione: prima raffiche di fucili mitragliatori in aria, poi lancio di lacrimogeni. Un copione al quale, ad Haiti, si è aggiunto l’uso di gas urticanti. Ed intanto continua l’inesorabile crescere del bilancio delle vittime, spesso relativamente attendibili. Tra l’altro, alla tragica conta, potrebbero mancare i morti di cui i parenti non hanno dato notizia alle autorità. È, comunque, una corsa contro il tempo, un po’ in tutti i campi dell’aiuto e dei soccorsi: per cercare gli ultimi sopravvissuti che possono trovarsi sotto le macerie; per realizzare, prima dell’arrivo delle piogge, quanti più accampamenti possibili; per approntare strutture sanitarie in grado di sopportare anche la fase della post-emergenza; per dare una sistemazione ad almeno mezzo milioni di sfollati; per procedere nel consolidamento del dispositivo messo su per distribuire gli aiuti alimentari. Questa “macchina”, però, per Guido Bertolaso, capo della Protezione civile italiana, ha fatto clamorosamente flop. Anzi si è dimostrata “patetica” davanti all’enormità del compito che aveva davanti. Le critiche di Bertolaso, intervistato da Lucia Annunziata per la trasmissione “In mezz’ora”, hanno salvato poco o nulla dell’apparato degli aiuti degli Stati Uniti che, ha detto in sostanza, sebbene animati da un forte spirito solidaristico e di collaborazione, hanno fallito perché non si sono legati al territorio e, soprattutto, perché non hanno saputo mettere da parte la loro struttura e mentalità essenzialmente militari. Troppe stellette, ha tagliato corto Bertolaso. Le ricerche di eventuali sopravvissuti, nonostante lo stop imposto dal governo haitiano, continuano anche se ad opera di poche squadre. Ma ad Haiti i miracoli – come quello della nascita nell’ospedale italiano di una bimba cui è stato dato il nome di Azzurra – sono merce ormai rara, e quindi non ci si può fermare. Come sta facendo l’Oim, l’organizzazione mondiale delle migrazioni, che ha chiesto almeno altre 90 mila tende da campo per dare assistenza a circa mezzo milione di sfollati. Una sistemazione, sottolinea l’Oim – che cura gli aiuti non alimentari -, che deve essere considerata comunque provvisoria.
SI TEMONO 350 MILA MORTI – Le autorità sanitarie di Haiti ritengono che il bilancio delle vittime accertate del terremoto supererà i 150 mila morti e che altri 200 mila cadaveri siano ancora tra le macerie. Il ministro per le comunicazioni Marie-Laurence Jocelyn Lassegue ha detto che le cifre del nuovo bilancio sono state fornite dalla Commissione sanitaria nazionale. Alla domanda su quanti cadaveri potrebbero essere ancora sotto le macerie, la signora Lassegue ha risposto che “é molto difficile dirlo, ma il primo ministro ha parlato di 200 mila”. Secondo l’ultimo bilancio ufficiale diffuso, il numero delle vittime accertate era di 112.226.