Diversi dirigenti di scuole svizzere chiedono di abolire i compiti per casa: ecco alcune teorie sul perché sarebbe meglio non assegnarli
Da quando esistono, genitori e figli litigano: stiamo parlando dei compiti per casa, che hanno già provocato pianti, rifiuti e veri e propri litigi. Ma servono davvero o sono solo una pratica che si usa per abitudine?
In un’intervista alla “Schweiz am Sonntag” la vice-dirigente dell’unione dei dirigenti scolastici della Svizzera tedesca ed ex-insegnante, Lisa Lehner, la scorsa settimana ha dichiarato: “Oggi mi chiamano sempre più madri e padri disperati perché si scontrano con i loro figli”, raccontando che quasi sempre gli scontri sono causati dalla stessa questione: i compiti per casa. Lehner quindi è sicura: “Dovremmo eliminare i compiti per casa classici”, ha detto alla “Schweiz am Sonntag”, e non è assolutamente l’unica a pensarla così.
Il senso dei compiti, in gran parte delle scuole del mondo, è quello di completare le lezioni, ma anche quello di dare la possibilità di approfondire le materie scolastiche tramite esercizi o letture. Inoltre, servirebbero anche a creare una connessione tra la scuola e i genitori, così da poter mostrare ai genitori quel che si svolge a scuola, anche se quest’idea sembra aver avuto poco riscontro.
La “Schweiz am Sonntag” riporta, tra l’altro, l’opinione del rinomato pediatra Remo Largo, che già nel 2012 ha ribadito che “la responsabilità è della scuola, non della famiglia”. Anche altri esperti e specialisti sono convinti, ad esempio, del fatto che i genitori che lavorano, o che provengono da fasce sociali poco formate a livello scolastico, possano aiutare meno i propri figli con i compiti, e che di conseguenza questi siano svantaggiati nel confronto con altri.
I compiti fanno discutere non solo in Svizzera, ma anche in Germania, dove uno studio dei ricercatori dell’università di Dresda ha dimostrato che i compiti giovano poco agli alunni.
Lo studio ha coinvolto 1.300 alunni e 500 insegnanti: un terzo degli insegnanti ha dichiarato di non poter stimare se i compiti abbiano avuto o meno un effetto, mentre per tre quarti degli alunni gli insegnanti non hanno potuto riscontrare successi. Diversi studi dell’Istituto tedesco Max-Planck per la ricerca sull’educazione, a Berlino, hanno dimostrato che i compiti hanno senso solo se gli alunni capiscono quel che stanno studiando: “Chi impiega troppo tempo a svolgere i compiti, spesso finisce per dubitare delle proprie capacità – dice allo Spiegel Ulrich Trautwein e sottolinea – e non riesce finire i compiti in modo efficace”, il che demotiverebbe i ragazzini e costerebbe loro molto tempo, senza portare a voti migliori.
Anche il pedagogista neozelandese, John Hattie, si è occupato della questione e anche secondo lui i compiti contribuirebbero molto poco a incrementare il successo scolastico degli alunni, proprio perché il successo dipenderebbe troppo dal tempo investito.
Non è solo un problema degli alunni
“La domanda decisiva è come gli insegnanti possono aumentare la qualità dei compiti”, dice Trautwein, riferendosi al fatto che gli insegnanti non dovrebbero semplicemente indicare le pagine di un libro da trattare, ma fornire anche il materiale necessario per permettere loro di lavorare indipendentemente: solo così gli alunni imparerebbero a motivarsi e a capire il senso dei compiti.
Esistono compiti sensati?
I ricercatori dell’università di Tübingen hanno invitato 2.000 alunni svizzeri a svolgere un test per approfondire l’utilità dei compiti per casa, analizzando tempo dedicato ai compiti, impegno e precisione nella materia francese. I risultati hanno permesso di individuare cinque tipologie di alunni: i veloci assidui, gli impegnatissimi, gli alunni medi, gli alunni che si sforzano, i minimalisti.
Secondo Trautwein bisognerebbe iniziare motivando gli studenti a svolgere gli esercizi: lo scopo principale dovrebbe essere quello di invogliare i bambini a fare i compiti aggiungendo un pizzico di divertimento, mentre ottenere risposte giuste o sbagliate sarebbe meno importante.
E per quanto riguarda i genitori? Trautwein suggerisce: “i genitori non dovrebbero dare le soluzioni, ma aiutare i figli ad andare avanti, facendo loro delle domande”.
I 5 tipi di alunni:
I veloci assidui
Gli impegnatissimi
Gli alunni medi
Gli alunni che si sforzano
I minimalisti
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