Così il segretario di Stato americano sulla condanna ad Amanda Knox per l’omicidio della studentessa inglese
ROMA – La condanna di Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher arriva sul tavolo del segretario di Stato americano: dopo le polemiche dei giornali statunitensi e l’intervento della senatrice democratica Maria Cantwell secondo cui la sentenza del tribunale di Perugia che ha condannato la studentessa di Seattle a 26 anni di carcere è viziata da una “evidente mancanza di prove”, Hillary Clinton ha annunciato che è pronta ad incontrare chiunque abbia dei dubbi sulla gestione dell’inchiesta.
Il segretario di Stato, intervenuta nella trasmissione ‘The Week’ della ABC, ha ammesso di non conoscere la vicenda, aggiungendo però che non si sottrarrà ad ascoltare chi nutre preoccupazioni. “Onestamente – ha detto – non ho avuto tempo di prendere in esame la questione, sono stata completamente immersa in ciò che stiamo facendo in Afghanistan” e quindi “non sono in grado di farmi alcuna opinione”.
Al momento, dunque, Hillary Clinton non ha espresso “alcuna preoccupazione” al governo italiano. Ma, ha aggiunto, “mi incontrerò con la senatrice Caldwell e con chiunque abbia una qualche preoccupazione”. All’interessamento per la vicenda annunciato dalla Clinton fa da contraltare l’atteggiamento dei mezzi di informazione americani: è molto probabile che il ‘fuoco’ dei media contro i giudici italiani non si fermerà qui, con l’obiettivo di fare più rumore possibile in vista dell’appello, già annunciato dalla difesa di Amanda. Anche perché dal punto di vista giuridico non è possibile alcun intervento. Di certo comunque ci sono le parole della senatrice Maria Cantwell, democratica eletta nello stato di Washington, dove vive il clan Knox che anche oggi ha ribadito la delusione per il verdetto: “Eravamo sicuri di una sentenza di innocenza”.
Parole pesanti verso i magistrati italiani che in procura a Perugia si stanno già valutando, non escludendo che si possa arrivare a chiedere al Csm un intervento a tutela dei magistrati. Subito dopo la sentenza emessa dalla Corte di Assise di Perugia, la Cantwell ha detto di avere “seri interrogativi sul funzionamento del sistema giudiziario italiano” e non ha escluso che “l’anti-americanismo possa avere inquinato il processo”. “Non esistevano prove sufficienti per spingere una giuria imparziale a concludere oltre ogni ragionevole dubbio che Amanda fosse colpevole” ha aggiunto la senatrice. Senza contare che il processo ha messo in evidenza “una serie di difetti nel sistema di giustizia italiano”, compresi il trattamento aggressivo dei poliziotti nei confronti di Amanda, il fatto che la giuria non sia stata tenuta in isolamento consentendo così ai giurati di leggere gli articoli sulla vicenda, “la negligenza mostrata dagli inquirenti nella raccolta delle prove”.
Dal canto suo, il procuratore Giuliano Mignini che con Manuela Comodi ha condotto le indagini che hanno portato alla condanna, non ha voluto fare commenti, limitandosi a sottolineare: “Quello che avevamo da dire lo abbiamo detto nella requisitoria”. “Non è più un problema che ci riguarda, noi abbiamo fatto la nostra parte – ha aggiunto – Ci sono state indagini accuratissime e sono stati quasi venti i giudici che si sono pronunciati in primo grado, accogliendo tutti le tesi avanzate dall’accusa”. Del possibile intervento della Clinton ha saputo anche la stessa Amanda, chiusa nel carcere di Capanne. E sempre lei potrebbe essere al centro di una nuova polemica: secondo il ‘Corriere dell’Umbrià – con lo pseudonimo di Marie (suo secondo nome) Pace – avrebbe vinto un premio letterario riservato ai detenuti con un racconto dal titolo ‘Amore mio’ in cui si narra il ferimento di una ragazza in una casa in cui si tiene un festino a base di droga. Gli organizzatori del premio non hanno però confermato la notizia spiegando che tutti i racconti del concorso “sono e devono rimanere assolutamente anonimi”.