Dopo il discorso di Obama che ha rilanciato la presenza americana nel Pacifico, non si è fatta attendere la reazione della Repubblica Popolare
Botta e risposta tra Usa e Cina. Come si ricorderà, a metà novembre, il presidente degli Stati Uniti aveva annunciato che per metà 2012 a Darwin, in Australia, sarebbe stato dislocato un contingente di marines perché per l’America questo sarebbe stato il secolo della maggiore presenza Usa nel Pacifico in quanto su quest’oceano si affacciano Paesi che rappresentano più del 50% dell’economia mondiale. Ma si ricorderà anche che l’economia, da sola, non spiega l’interesse americano nel Pacifico, c’è anche l’aspetto politico e militare. Attorno al Pacifico ci sono il Giappone, l’Australia e la Corea del Sud, alleati degli Usa, ma c’è anche la Birmania, che sembra aprirsi al rapporto con gli altri Paesi occidentali, non solo con la Cina, da cui dipende politicamente ed economicamente, anche se negli ultimi tempi è stato notato il tentativo di distaccarsene. E ci sono Paesi enormi come l’India, che ha un capitale umano ed economico notevole; senza contare gli altri Paesi dell’America centrale e di quella meridionale. In particolare, è la Cina e la sua espansione che gli Usa cercano di bloccare, anche per evitare che i Paesi alleati dell’Occidente possano finire nella sua orbita. Il discorso di Obama ha sorpreso i cinesi, i quali, però, hanno fatto buon viso a cattivo gioco dicendo che l’America ha solidi rapporti con alcuni Paesi del Pacifico e dunque che è normale che aprano in Australia una base militare. Il buon viso, però, è durato appena un paio di settimane, dopo c’è stata la reazione ufficiale, quella del presidente cinese Hu Jintao, che, parlando alla Commissione militare centrale della Repubblica popolare, ha mostrato da una parte di accusare il colpo, dall’altra di voler controbattere con determinazione all’iniziativa americana. In che modo? Ecco alcuni passi del suo discorso, come è giunto all’Occidente, tanto chiaro quanto minaccioso. Hu Jintau ha detto: “Il nostro lavoro deve concentrarsi strettamente sul tema della difesa nazionale e della costruzione delle capacità militari. La marina deve accelerare la sua trasformazione e la modernizzazione in maniera robusta e fare estesi preparativi per la guerra, per offrire un contributo più grande alla salvaguardia della sicurezza nazionale”. Laddove l’espressione che ha allarmato l’Occidente è “fare estesi preparativi per la guerra”. Quando il presidente di un grande Paese come la Cina, per di più a forte caratura dittatoriale, usa espressioni simili, vuol dire che non è disposto a tollerare concorrenti nell’area e che prima o poi ci sarà una guerra per la supremazia.
E dire che l’inizio del terzo millennio doveva vedere un’alleanza a due Usa-Cina! Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno reagito esattamente come aveva reagito la Cina alla notizia delle basi americane in Australia, facendo buon viso a cattivo gioco. “Loro”, ha dichiarato George Little, portavoce del Pentagono, “hanno il diritto di sviluppare le capacità militari e fare piani, come noi. Ciò che abbiamo chiesto ripetutamente alle nostre controparti cinesi è la trasparenza, e questo è parte del rapporto che continuiamo a costruire con i militari cinesi”. In realtà, hanno accusato anche loro il colpo. È chiaro che Cina e Usa hanno interessi vitali nell’area e che prima o poi questi interessi si scontreranno. Lo dicevamo prima, il braccio di ferro non è solo tra i due colossi, esiste anche tra la Cina e i Paesi che finora sono stati sotto la sua influenza e che ora o vogliono sganciarsi (Birmania) o sono in diretta concorrenza (India). La capacità militare cinese è difficile da valutare, si sa che possiede le forze armate più numerose del mondo in quanto il Paese conta un miliardo e 350 milioni di persone, ma si sa anche che le sue performance non sono pari a quelle americane. In ogni caso, hanno una marina che è ancora molto indietro rispetto alle altre potenze e che ora Hu Jintao intende portare a livelli più alti. Non restano sorpresi di questa volontà il Giappone, che mal sopportava l’idea dell’espansione cinese nel Pacifico, la Corea del Sud, sempre minacciata sia dalla Corea del Nord, alleata della Cina, che dalla Cina stessa, e infine l’India, che possiede la bomba atomica ma che quanto al resto è molto vulnerabile. Insomma, dopo la guerra fredda Usa-Urss, il nostro secolo è probabile che veda il confronto – speriamo pacifico, dialettico – Usa-Cina. [email protected]