“T’insegneranno a non splendere e tu splendi, invece!”.
In occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (5 marzo 1922 – 2 novembre 1975), uno fra i massimi intellettuali italiani del secondo Novecento, conosciuto e apprezzato in tutto il Mondo, nei corsi ECAP di Lingua e Cultura Italiana di livello secondario, della circoscrizione consolare di Basilea, gli alunni e le alunne, sapientemente guidati dai docenti, hanno esplorato la vita e la multiforme opera pasoliniana.
Poeta, letterato, regista, drammaturgo, saggista, editorialista, e soprattutto “cattivo maestro”, Pasolini diede voce a quell’Italia che stava pagando il prezzo più importante della rapida e anomala trasformazione che seguì il secondo dopo guerra italiano e che avrebbe spazzato via, di lì a poco, la purezza e l’ingenuità di un sotto-proletariato rimasto ai margini del fatale boom economico.
In tutta la sua vita di intellettuale e di artista, Pier Paolo Pasolini si è spinto dal centro verso l’esterno, dal cuore della cultura tradizionale verso i margini inesplorati di culture popolari – dal centro di Roma verso le borgate, dal Sud dell’Italia ai Sud del mondo – esaltando la vitalità eccessiva, anomala, sregolata degli ultimi e condividendone la condizione di esclusi dal mondo dei vincitori. Ha usato tutti gli strumenti espressivi a disposizione: poesie, saggi, romanzi, articoli, sceneggiature, regia, teatro, per impossessarsi e vivere di ambienti prossimi a scomparire, non ancora corrotti, puri. Le sue prese di posizione artistiche e, dunque, soprattutto in Pasolini, politiche, hanno spiazzato l’italietta del boom, ceca anche nella sue parti più progressiste nei confronti degli eventi di un’epoca al confine tra civiltà e barbarie.
Di seguito vi proponiamo una sintesi dei lavori attraverso i quali i nostri studenti e le nostre studentesse hanno conosciuto la figura di Pier Paolo Pasolini in laboratori ad hoc in cui hanno potuto avvicinarsi alla grandezza della nostra letteratura attraverso quello che Alberto Moravia definì “l’ultimo poeta sulla Terra”.
Nei corsi secondari di Wohlen e Würenlos, gli alunni e le alunne si sono avvicinati all’opera pasoliniana, affrontando cautamente la sua ermetica produzione poetica.
Guidati dalla docente Francesca Casada hanno potuto conoscere lo stile e l’ispirazione poetica di Pasolini che scrisse la sua prima poesia all’età di sette anni e non smise più, non durante la Seconda guerra mondiale, né nei suoi primi difficili anni a Roma, né dopo, quando cinema e scrittura lo portarono alla notorietà.
Pasolini nelle sue poesie affronta temi che spaziano dall’amore (amicale, di coppia, materno) all’impegno civile e politico, alle tematiche sociali e di mutazione antropologica dell’Italia degli anni, con una forza espressiva e un potere di immaginazione che non ha eguali nel panorama poetico a lui contemporaneo.
Nello specifico dei corsi di Wohlen e Würenlos gli alunni si sono concentrati sull’analisi poetica della lirica “Senza di te tornavo” scritta da Pasolini tra il 1945 e 1946 e dedicata al tema della solitudine tormento del poeta, contrapposto alla grande vitalità che ha sempre caratterizzato la figura e l’opera di Pasoliniana.
Gli studenti e le studentesse dopo aver letto il componimento e discusso insieme hanno elaborato la propria e personale analisi, alcuni sperimentandosi anche nella scrittura poetica.
Anche nei corsi secondari di Sissach, le alunne e gli alunni, guidati dalla docente Alessandra Minisci, si sono concentrati sulla produzione poetica pasoliniana, in particolare sulla raccolta “Poesia in forma di rosa” e sulla lirica intitolata “Profezia”. Licenziato tra il 1964 e il 1965 in due diverse edizioni, il volume poetico incarna la volontà pasoliniana di deflagrare il congegno poetico per una predilezione verso una metrica informale e volutamente violata.
Di particolare rilevanza per l’attualità del tema trattato, è il componimento scelto che gli alunni e le alunne hanno letto e analizzato, con il sostegno dell’insegnante.
Pasolini di “Profezia” è affascinato dal processo di decolonizzazione ad opera dei paesi africani che caratterizza la seconda metà del ‘900, il poeta è interessato ad analizzare l’inasprirsi del divario tra il Nord e i Sud del mondo, riservando particolare attenzione alle guerre d’indipendenza che animano il continente africano di questi anni.
Nella lirica “Profezia” il poeta tratta proprio dell’emigrazione che caratterizzò l’Algeria negli otto anni di cruenta guerra civile che porteranno l’ex colonia francese all’indipendenza definitiva nel 1962.
Gli alunni e le alunne nelle proprie analisi hanno colto e riflettuto circa la lungimiranza di Pasolini, capace di leggere le tendenze in atto nella Storia e di denunciare una realtà che è ancora oggi sotto gli occhi di tutti: le barche che abbandonano i Regni della Fame, per dirigersi verso il miraggio di opulenza delle città europee.
Nei corsi secondari di Reinach (AG), gli alunni e le alunne si sono concentrati, invece, sulla produzione d’inchiesta pasoliniana, leggendo parti del viaggio poetico de La lunga strada di sabbia.
Guidati dalla docente, Valentina Valenti, gli studenti e le studentesse hanno potuto conoscere e approfondire la genesi dell’opera, commissionata dalla rivista italiana “Successo” che nell’estate del 1959 porterà Pasolini ad attraversare al volante di una FIAT 1100, e insieme al fotografo Paolo Di Paolo, tutta la costa italiana.
Gli alunni e le alunne hanno, dunque, potuto viaggiare, attraverso i testi pasoliniani e il reportage fotografico, lungo un’Italia in cui il boom economico, solo presagito, non era ancora riuscito ad avere la meglio sulla felicità del sogno pasoliniano d’innocenza.
Da Ventimiglia, sul confine italo-francese, e per tutta la costa meridionale dello stivale italiano per ritornare a Trieste, gli studenti e le studentesse hanno letto e analizzato il viaggio poetico di Pasolini, conoscendo ad un tempo l’arte letteraria dell’autore insieme ad uno spaccato del nostro Paese, catturato in delle immagini di eterna bellezza quanto di crudo realismo.
Infine, le alunne e gli alunni dei corsi di Muenchenstein, Laufen e Reinach (BL), guidati dalla docente Marianna Sica, hanno inquadrato la figura e l’opera di Pasolini, concentrandosi sul contesto sociale e politico di “mutazione antropologica” che il nostro Paese stava attraversando negli anni di produzione dell’intellettuale bolognese.
Gli alunni e le alunne hanno riversato la loro attenzione, in particolare, sull’azione di ricerca sociale che Pasolini, scrittore e regista, stava conducendo in quegli anni, leggendo e analizzando parti del romanzo “Ragazzi di vita” e visionando estratti delle produzioni cinematografiche di “Accattone” e “Comizi d’Amore”.
Se con “Ragazzi di vita”, pubblicato nel 1955, Pasolini piega la scrittura al dialetto rendendola specchio di un mondo agricolo e ingenuo ormai in disgregazione sotto l’atroce colpo di uno sviluppo non omogeneo, con “Accattone” e “Comizi d’Amore” utilizza la lente del cinema per approfondire quella realtà mutata dell’Italia, giungendo ad inchiestare con i “Comizi” la diversa mentalità che inizia ad accompagnare i costumi del Nord e del Sud d’Italia.
Gli studenti e le studentesse dopo averne attraversato l’opera hanno affidato a dei cartelloni riassuntivi ciò che hanno imparato e, soprattutto, trattenuto della grande lezione di Pier Paolo Pasolini.
I corsi di lingua e cultura italiana ECAP sono inseriti nel progetto «Corsi di lingua e cultura italiana nella Svizzera Nordoccidentale» approvato e finanziato per l’anno scolastico 2022/2023 dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
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