Finita la licenza di due settimane per il Natale in famiglia concessa dal tribunale indiano ai due militari italiani accusati dell’omicidio di due pescatori
La parola è parola, specie quando a darla sono dei militari, per i quali le regole valgono più di ogni altra cosa. C’era chi, in Italia, aveva pensato che la licenza concessa dai giudici indiani ai due marò italiani di passare il Natale in famiglia fosse un modo come un altro per porre fine ad un processo ingiusto, e c’era chi, in India, aveva sperato che la patata bollente sarebbe stata risolta con il non ritorno dei due militari in India. Invece no, i due hanno rispettato i tempi della licenza e sono rientrati in India, dove attendono l’esito delle tante questioni a cui le autorità indiane devono dare delle risposte. Su questi punti ci torneremo dopo. Ora ci preme mettere in evidenza che i due soldati hanno rispettato i patti. D’altra parte, l’aveva già anticipato la moglie di Salvatore Girone, quando, a un paio di giorni dalla scadenza del termine, aveva anticipato ciò che sarebbe accaduto. Ha detto, infatti, Vania Girone che “la licenza di due settimane scade domani” e che “ rientreranno in India con l’auspicio che, in breve tempo, la loro vicenda possa trovare una soluzione positiva”.
Ai due marò era stata concessa la licenza di due settimane su una cauzione di 826 mila euro, ma non è tanto la perdita della cauzione che ha fatto mantenere la parola data, quanto altre due motivazioni, una più importante dell’altra. La prima, infatti, è la brutta figura agli occhi della comunità internazionale: sarebbe stata un’ammissione della colpa, un gesto inqualificabile. La seconda motivazione era che se fossero rimasti in Italia la brutta figura sarebbe stata del governo italiano e della nazione tutta.
A dire la verità, nessuno di loro ha mai pensato che non avrebbero fatto ritorno in India, si è trattato, in fondo, solo di un’ipotesi giornalistica. Certo, l’India avrebbe avuto tutto da guadagnare da un’eventuale “fuga” dei due soldati. Se fosse accaduto, infatti, l’opinione pubblica indiana e le autorità avrebbero avuto buon gioco nel dire che erano colpevoli e inaffidabili. Inoltre, avrebbero salvato la faccia agli occhi dell’opinione pubblica internazionale perché dietro il fragore avrebbero nascosto le falle della loro giustizia che non sta facendo il suo dovere.
A dieci mesi dall’accaduto, la Corte Suprema di Nuova Delhi non ha ancora emesso il giudizio sulle competenze territoriali: se cioè deve essere un tribunale indiano ad occuparsi del caso oppure se deve essere il tribunale del Paese nel quale i due marò sono cittadini. Il fatto è stato commesso in acque internazionali, dunque fa testo la nazionalità della nave, richiamata, tra l’altro, in India, a kochi, con inganno. Le autorità poliziesche, infatti, avevano chiesto alla nave, già in acque internazionali, di entrare nel porto per una testimonianza. Invece, una volta giunta nel porto, la nave fu sequestrata e i due soldati arrestati.
Se prima non decide la Corte Suprema di Nuova Delhi sul conflitto di competenza, il tribunale di Kollam, che ha istruito il processo, non potrà andare avanti. Dunque, si profila un altro periodo di attesa nella condizione di imputati di omicidio, anche se gli arresti sono domiciliari, trattandosi dello status di militari dei due marò. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno sempre sostenuto che il peschereccio su cui si trovavano i due pescatori uccisi aveva fatto manovre tipiche delle imbarcazioni dei pirati, particolarmente attivi nella regione. I due spararono solo dopo che dal peschereccio non risposero ai segnali di avvertimento della nave italiana Enrica Lexie e il tentativo di abbordaggio, anch’esso tipico dei pirati. Dunque, difendere la nave dagli assalti dei pirati era esattamente il loro lavoro.
Ovviamente, le autorità indiane sono di parere diverso, più per motivi politici che per motivi giudiziari. Resta il fatto che, al di là del merito della questione (cioè se effettivamente furono i marò ad uccidere i due pescatori o meno), vale il rispetto delle regole internazionali. E vale anche il rispetto della parola data e mantenuta del rientro dei due in India, a disposizione delle autorità locali.