La richiesta può essere rivolta al Casinò di Sanremo firmando un modulo
La crisi, si sa, ha falcidiato stipendi e pensioni, ma c’è un vizio che ha fatto il resto, mandando in malora singole persone e intere famiglie: il gioco. Lo ha fatto sempre, in modo silenzioso e quotidiano, spesso tra improvvise lacerazioni psicologiche ed economiche, ma in maniera più pesante a partire dall’inizio del 2011, quando cioè la crisi economica si è cominciata a far sentire anche in Italia. La malattia del gioco che sfocia in tragedia non riguarda solo i professionisti o gli avventori occasionali e comunque non riguarda solo coloro che hanno fonti di reddito elevate e certe, no, riguarda soprattutto coloro che vivono del loro stipendio e che se lo vedono sfumare giorno per giorno, senza riuscire ad arrivare non al trenta, ma al venti del mese e non di rado nemmeno a metà mese. Non riguarda (solo) il gioco d’azzardo propriamente detto, la roulette o il poker, il Black and Jack o il Baccarà, quei giochi che si fanno normalmente al Casinò, ma in maniera generalizzata il gioco delle slot, che inondano i bar, i tabacchini, le sale giochi sparse in tutte le città della Penisola e, ovviamente, le sale giochi che si trovano nei Casinò e che sono una “dépendence” a parte, distinta dai classici giochi d’azzardo da tavolo, dove in genere si può entrare solo in giacca e cravatta. Dicevamo che l’esercito dei giocatori si piazza ai posti di combattimento negli angoli più appartati dove lo Stato e i gestori sistemano le macchine mangiasoldi. Si sa che si perde, si sa che la malattia del giocatore è principalmente che non si sa accontentare di una piccola vincita, e finisce poi per perdere la piccola vincita e il suo. E così ogni giorno, con i drammi grandi e piccoli che vivono loro stessi e le loro famiglie, spesso ignare per molto tempo, poi sconvolte dalla realtà, dapprima tenuta nascosta per paura delle chiacchiere, in seguito poste di fronte alla triste realtà.
Al Casinò di Sanremo, negli uffici del segretariato situato nella hall d’ingresso dove si ritirano le carte Liberty, che permettono l’accesso alle sale giochi, esistono dei moduli prestampati con i quali si chiede al Casinò di vietare l’accesso a chi lo sottoscrive. In pratica, il giocatore che con la sua sola volontà non riesce a smettere di giocare e che però cerca a tutti i costi di volerlo fare, può ritirare il modulo, firmarlo e consegnarlo alla segreteria, di modo che anche se insiste non c’è santo che tenga: non lo fanno entrare. Si può dire che il giocatore incallito può sempre cambiare Casinò, ma non è facile. In Italia ce ne sono appena quattro (Sanremo, Saint Vincent, Campione, Venezia). E’ vero che ai confini ci sono quelli di Montecarlo, di Nuova Goriza e ormai della Svizzera, ma bisogna pur fare spesso parecchi chilometri, che distolgono dell’impresa. Più calzante è l’obiezione secondo cui basta cambiare bar o tabacchino o andare in un’altra comune sala giochi della città. E infatti è questo il punto. Di gioco si muore (metaforicamente e economicamente parlando) ma difficilmente si smette, a meno che non si abbia quell’equilibrio e quella volontà di cui il giocatore spesso non abbonda. Comunque, ritornando alla cronaca, al Casinò di Sanremo i moduli firmati erano fino al 2009 una cinquantina, poi, dal 2009 ad oggi le domande si sono quadruplicate. Bisogna dire anche che ci sono giocatori che prima firmano e poi, dopo qualche giorno, chiedono la revoca della loro stessa decisione, al punto che il Casinò e il Comune hanno firmato un protocollo d’intesa per vietare l’ingresso al giocatore “pentito”. Se proprio il pentimento persiste, il protocollo stabilisce che il digiuno deve durare almeno novanta giorni, sempre che nel frattempo il giocatore in questione non si sia messo a frequentare un altro locale. Lo Stato, si sa, prima apre le sale giochi e poi vorrebbe convincere i giocatori a non giocare. Negli uffici della segreteria del Casinò di Sanremo opera una cooperativa denominata L’Ancora, che come scopo ha quello di attuare il progetto Prisma, cioè convincere i giocatori a smettere di giocare. Sembra una barzelletta che questa Cooperativa operi all’interno del Casinò, ma è vero. Le informazioni diffuse dalla Cooperativa sono quelle che ognuno può immaginare: i giocatori appartengono a tutte le età e classi sociali senza distinzione tra uomini e donne, ci sono quelli che per giocare dimenticano di andare a prendere i figli a scuola e quelli che dimenticano di andare a lavorare, quelli che dormono in macchina e quelli che la macchina se la sono venduta per continuare a giocare, insomma, un campionario di piccole e grandi miserie. Di coloro che firmano il modulo sono circa il 20% quelli che riacquistano l’equilibrio, ma parliamo di cifre infinitesimali rispetto agli eserciti dei giocatori in servizio permanente effettivo in tutte le città e in tutti i paesini d’Italia. Poca cosa. Al Casinò di Sanremo il personale è stato sensibilizzato nell’osservazione dei comportamenti equivoci dei giocatori. Se il personale pensa di trovarsi davanti a un giocatore dal comportamento compulsivo, cioè accanito in maniera ossessiva, discretamente lo deve invitare a fare una pausa e a bere un caffè, ma non è dato di sapere se questa tattica sia utile al giocatore per smettere di giocare o al Casinò per invogliarlo a frequentare la sala giochi, con la scusa che si può bere il caffè gratis.