Ogni nuovo personaggio è alimentato e circondato da speranze che finiscono per proiettarlo in una sorta di mito. E‘ accaduto da sempre, con tutti i nuovi leader, da Craxi a Prodi a Berlusconi, tanto per citare quelli degli ultimi decenni, e sta accadendo con Mario Monti. Lo dimostra il tipo di accoglienza ricevuta in America e l’atmosfera che l’accompagna nei viaggi internazionali. Appena ha atterrato sul suolo americano, il premier italiano ha trovato la sua fotografia sulla copertina del Time con una scritta che è una domanda e un augurio: ”Ce la farà quest’uomo a salvare l’Europa?”. Il presidente Obama non è stato meno avaro di riconoscimenti: ”Porterà l’Italia fuori dalla tempesta. Le relazioni tra i nostri due Paesi non sono mai state così forti”. A Wall Street Monti era di casa, accolto trionfalmente dall‘esercito di coloro che sono protagonisti del mondo della finanza internazionale. Insomma, il viaggio negli Stati Uniti è stato una consacrazione del ruolo internazionale dell’Italia nel mezzo della crisi economica e insieme una speranza che la rimonta italiana possa fare da traino per l’Europa intera. In Italia Monti viene esaltato (giustamente) per quello che sta facendo e all’estero viene (ancora giustamente) acclamato come il salvatore dell’Europa, più della Merkel e di Sarkozy, dei quali la parabola si avvia verso un declino più o meno lento. Un mito, dunque, quello di Monti. Sarebbe, però, ingiusto non notare che le attese che provengono dal premier poggiano sul solido, sia sul piano internazionale che su quello nazionale. I leader europei non hanno più alibi, non possono nascondersi dietro la ”debolezza” italiana. I passi in avanti per contrastare la crisi sono ”impressionanti”, i compiti, per buona parte, sono stati fatti, se l’Europa dovesse continuare ad essere nella bufera, la colpa sarebbe di altri, non nostra. Sul piano interno, ma che ha risvolti internazionali molto evidenti, ci sono due dati che Monti all’estero non ha mai mancato di sottolineare davanti alla platea di politici, economisti ed esperti ed operatori di finanza. Il primo riguarda il metodo. L‘arretratezza e la miopia tutte italiane hanno sempre trovato nella rissa e nella delegittimazione dell’avversario il loro terreno più fertile. Monti ha chiaramente detto che i passi in avanti sono stati possibili grazie alla diminuzione del tasso di litigi e di insulti tra le forze politiche. In passato, anche recente, si è fatto dell’insulto e della delegittimazione l’arma preferita di lotta politica. Ebbene, il messaggio è che si va avanti con il rispetto e la reciproca legittimazione. Il secondo, direttamente collegato al primo, è di sostanza ed è un messaggio ancora una volta diretto sia agli operatori della finanza internazionale, sia alle forze politiche italiane, e riguarda la responsabilità. Monti, in sostanza, ha detto che all’estero ”ha ricevuto apprezzamenti per il contributo che l’Italia sta dando alla stabilità finanziaria” e che non si vede perché il senso di responsabilità dimostrata ”dagli italiani e dal Parlamento che sostiene l‘Esecutivo ”non debba continuare oltre la durata di questo governo”. E‘ stato ancora più chiaro in un altro passaggio dei suoi vari interventi: ”Quando i partiti di nuovo formeranno un governo non torneranno indietro”, ”le riforme non saranno smantellate”, perché ”i benefici saranno evidenti”. Ecco, questa è una bella lezione per i politici, sempre che l’abbiano davvero capita.