Il ministro della Difesa Al Sisi a nome dell’esercito destituisce Morsi e nomina un nuovo presidente ad interim nella persona di Adly Mansour, capo della Corte Costituzionale
In Egitto l’intervento dell’esercito che ha destituito Morsi e nominato presidente ad interim il presidente della Corte costituzionale, Adly Mansour, è la conferma che il vero potere ce l’hanno solo i militari. Si tratta di un potere militare e politico, oltre che economico, perché sono loro quelli che tirano le fila anche di banche e industrie. Basti pensare che gli Usa è al ministero della Difesa, in mano all’esercito, che danno un miliardo e mezzo di dollari all’anno in aiuti militari.
Appena nominato, Mansour ha parlato di “riconciliazione”, ma per ora accade di tutto all’infuori della voglia di dialogo. Anzi, il peggio è avvenuto subito dopo la nomina del nuovo presidente al posto di Morsi, eletto appena un anno fa. Ma torniamo indietro di una settimana.
In Egitto esplode la protesta che covava da tempo. A protestare, questa volta, non sono gl’islamisti, ma i laici, i giovani, gl’islamisti moderati, sostenitori di Mubarak, e anche quelli che si sono distaccati nel corso di quest’ultimo anno dai Fratelli Musulmani al potere in seguito alle elezioni dell’anno scorso che videro la loro ampia affermazione. Come forse si ricorderà, l’esercito prima di dare la vittoria a Morsi ci pensò qualche giorno, ma poi, in seguito a calcoli politici, militari e sociali, optarono per il riconoscimento della vittoria di Morsi che si apprestò subito a cambiare il vertice dell’esercito, promuovendo militari a suo favore contro quelli della vecchia guardia. Il generale Al Sisi, ministro della difesa, era uno di questi.
Senonché, il presidente Morsi ha dato nei mesi scorsi ampia prova della sua incapacità di affrontare i problemi. Innanzitutto, ha fatto quello che hanno sempre fatto tutti, cioè mettere nei posti chiave delle istituzioni i suoi amici e i suoi soci di partito; in secondo luogo, ha tentato di fare il dittatore dandosi dei poteri eccezionali; in terzo luogo, voleva portare gli egiziani verso uno Stato islamista; in quarto luogo, non ha saputo affrontare la crisi economica che sta devastando il Paese. Insomma, Morsi, a causa di quella che i commentatori più benevoli hanno chiamato la sua mediocrità, ha portato alla rovina il popolo egiziano, per cui poco alla volta è sorta e si è gonfiata una protesta che ha raggiunto una cifra impressionante, oltre la metà della popolazione. Da mesi, infatti, hanno cominciato ad essere raccolte firme che ne reclamavano le dimissioni. Fino a una settimana fa le firme erano arrivate ad oltre 22 milioni, poi, ad un anno esatto dalla sua elezione, si è materializzata la marea di gente che si è riunita a Piazza Tahrir. E siamo alla cronaca.
Ovviamente, la protesta dei nuovi “ribelli” ha comportato la chiamata all’appello dei Fratelli Musulmani, che a loro volta hanno organizzato una manifestazione di sostegno al presidente legittimamente eletto, anzi, per qualche giorno le due manifestazioni erano parallele, ma poi i manifestanti contro Morsi sono diventati una vera e propria marea, con una sola richiesta: le dimissioni di Morsi. Il quale aveva ribattuto: “Non me ne vado”. Le dimensioni della protesta, però, ha allertato le forze armate. E qui le opinioni sono divergenti. C’è chi dice che la marea di gente abbia convinto i militari ad intervenire, c’è chi dice che siano stati i militari a favorire la protesta, fatto sta che l’esercito ha dato due giorni di tempo a Morsi per rispondere e siccome, scaduti i due giorni, non ha risposto, allora il generale Al Sisi, ministro della Difesa, è intervenuto lui a nome dell’esercito, destituendo il presidente Morsi, arrestandolo insieme ai capi dei Fratelli Musulmani. I quali, a dire il vero, da 75% circa che avevano l’anno scorso, sono scesi ad un consenso di circa il 15%, e la colpa è soltanto loro, per cui sono in molti a dire che il loro partito non risalirà la china troppo facilmente.
Il nuovo presidente Adly Mansour, assumendo i pieni poteri, ha già disegnato una road map istituzionale sciogliendo il Parlamento per indire nuove elezioni politiche. Ma, come si poteva immaginare, il golpe ha tramortito i Fratelli Musulmani, ma non li ha annientati. Passare dal potere alla cancellazione istituzionale è stato un colpo troppo forte, e ciò ha chiamato a raccolta i sostenitori di Morsi che sono scesi in piazza, seppure in proporzione ridotta rispetto all’oceanica manifestazione dei manifestanti contro Morsi. Ne sono seguiti scontri e atti di violenza, con decine di morti e centinaia di feriti. L’esercito, questa volta, non si è limitato ad assistere, ma è intervenuto pesantemente sparando per soffocare la nascita di una guerra civile, che non è ancora scongiurata.
E’ difficile dire come andrà a finire, anche perché si sono costituiti vari bracci armati dei Fratelli Musulmani ma probabilmente, per quanti danni possano ancora fare, si dovranno prima o poi arrendere alla sovrabbondanza della forza dell’esercito e dei numeri di chi vuole la vera “primavera araba”, cioè la democrazia, anche se in Egitto, con il potere che ha l’esercito, parlare di democrazia è una parola troppo grande.