Di fronte alle notizie che ogni giorno ci circondano, spesso rimaniamo colpiti da quante siano queste notizie tragiche, omicidi, crimini e violenza terribili. A volte sono atti di una violenza così inaudita che non riusciamo neanche a spiegarci come una persona possa essere così crudele e neanche cosa al mondo ci possa essere peggio di violenza e omicidi. A quanto pare però c’è chi, a modo suo, riesce a trovare qualcosa che sia peggio dell’orrore della violenza…Don Tarcisio Vicario, parroco della città-officina alle porte di Novara la scorsa settimana ha fatto un’osservazione che a lasciato senza parole non poche persone.
Don Tarcisio Vicario ha dato voce alle sue considerazioni sul bollettino parrocchiale di giugno: “L’omicidio è un peccato occasionale, che può essere cancellato con un pentimento sincero – ha scritto il prelato -. Chi convive e chi si pone al di fuori del sacramento contraendo il matrimonio civile, invece, “vive in un’infedeltà continuativa”. Un paragone che è quasi una depenalizzazione morale dell’omicidio. Pubblicare frasi di questo genere in una “Lettera alle famiglie” suscita di certo non pochi malumori. Tra le reazioni c’è tanto stupore, ma sono in pochi i funzionari ufficiali che prendono posizione. Don Tarcisio dopo la pubblicazione è partito per un pellegrinaggio in Irlanda, ma è intervenuto subito il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, per il quale questa è un’equiparazione “inaccettabile”. In una lettera pubblicata sul sito della diocesi chiede scusa ai fedeli dichiarando “una netta presa di distanza sia dai toni che dai contenuti del testo – si legge nella lettera del vescovo – per una inaccettabile equiparazione, pur introdotta come esempio, tra convivenze/situazioni irregolari e omicidio”. Un’esemplificazione che “anche se scritta tra parentesi – sottolinea il vescovo – risulta inopportuna e fuorviante e quindi errata. Inopportuna e sbagliata nei modi, perché – spiega – semplifica una realtà che è complessa, che tocca le coscienze di ognuno, le sofferenze e le fatiche di moltissime famiglie. Inopportuna e errata nei contenuti, perché dalle parole di quello scritto, non emerge il volto di una Chiesa che è madre, anche quando vuole essere maestra di vita”. Per questo “chiediamo sinceramente scusa a tutti coloro che si sono sentiti offesi dalle fuorvianti affermazioni del testo pubblicato sul bollettino parrocchiale di Cameri” conclude monsignor Brambilla. Ma l’atto del vescovo però non ha ricevuto solo consensi, scopriamo anche una larga schiera di fedeli che invece considerano l’atto di Brambilla, che si scusa per le parole di Don Tarcisio, l’atto di un codardo. In un blog infatti leggiamo commenti in cui è esplicita l’adesione alle parole di Don Tarcisio: “Le parole di questo don Tarcisio possono essere state forti e possono aver ferito la sensibilità di molti parrocchiani, ma resta una domanda: perché ci sono “bravi ragazzi” che non scelgono il matrimonio religioso? Perché un genitore deve sentirsi offeso, stizzito e arrabbiato perché un sacerdote fa il suo dovere?”, oppure “la rettifica del vescovo fa solo confusione perché alla domanda che a quel punto implicitamente chiunque si porrebbe (“ma allora è lecito per la chiesa convivere more uxorio senza essere sposati?”) sostanzialmente risponde: “è complesso”. Complimenti al vescovo”. A questo punto la confusione è lecita…non sarà per caso anche un peccato ritenere “bravi ragazzi” i nostri figli che convivono invece di considerarli più condannabili dell’assassino di Yara?