Nel 1534 il re d’Inghilterra Enrico VIII, con l’Atto di Supremazia, si nominò capo della Chiesa anglicana e consumò lo scisma con la Chiesa di Roma. Motivo: il Papa Clemente VII gli aveva rifiutato il divorzio. La Chiesa anglicana, però, pur essendo separata da Roma, conservò i riti cattolici, anche se le funzioni avvenivano in lingua inglese.
Da allora sono passati quasi cinque secoli, ma negli ultimi decenni si è cominciato a parlare con molta più insistenza, in nome dell’ecumenismo e dell’unità dei cristiani, del superamento dello scisma.
Ancora più recentemente, sono sorti alcuni ostacoli, il primo dei quali è che gli anglicani hanno concesso il sacerdozio alle donne e il matrimonio tra gay.
A questi due ostacoli ne va aggiunto un altro, seppure di minore importanza: sulla scia delle chiese riformate, anche quella anglicana, a suo tempo, ammise il matrimonio dei sacerdoti-pastori.
L’ammissione del sacerdozio alle donne e quella del matrimonio tra i gay non hanno però trovato tutti consenzienti tra gli anglicani e i contrari hanno chiesto a Roma di poter essere accolti come preti cattolici.
In sostanza, da una parte gli anglicani e i cattolici andavano già verso il riavvicinamento, dall’altra una minoranza anglicana, in disaccordo con la maggioranza, ha chiesto al Papa di diventare sacerdoti cattolici abbandonando l’anglicanesimo.
Quando fu eletto Benedetto XVI, fu chiaro a tutti – e lo disse lui stesso, tedesco, nato nella terra della Riforma protestante di Martin Lutero – che il suo magistero era quello di ricomporre la separazione dei cristiani.
Ora, appunto, il Papa, con la “Costituzione apostolica” di sua emanazione, ha riaccolto nella Chiesa cattolica gli anglicani che ne hanno fatto e ne faranno richiesta, dando loro la possibilità di diventare “sacerdoti cattolici” senza rinunciare ad essere sposati.
L’unico divieto è per i vescovi anglicani: se sposati, saranno retrocessi a semplici sacerdoti, se non sposati potranno essere confermati vescovi. La novità della “Costituzione apostolica” è che essa è stata accolta positivamente anche da tutta la Chiesa anglicana che rimarrà tale.
L’annuncio, infatti, è stato dato a Roma dal Papa, ma in Inghilterra il primate cattolico inglese, Vincent Gerard Nichols, e quello anglicano, l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, hanno firmato una dichiarazione comune in cui si afferma che la nuova “Costituzione apostolica è un ulteriore riconoscimento della sostanziale coincidenza nella fede, nella dottrina e nella spiritualità della Chiesa cattolica e della tradizione anglicana” ed è anche “una conseguenza del dialogo ecumenico”.
Rowan Williams , l’arcivescovo di Canterbury, ha scritto ai vescovi anglicani che “non si tratta di un atto di proselitismo o di aggressione”.
Tutto questo vuol dire che l’adesione di una parte di anglicani alla Chiesa cattolica avviene senza traumi ma, anzi, nel consenso della stessa Chiesa anglicana, ai cui sacerdoti divenuti cattolici è consentito anche di conservare il loro “patrimonio liturgico e spirituale”.
A partire dal momento in cui la “Costituzione apostolica” entrerà in vigore – probabilmente fra qualche settimana – anche in Inghilterra si creerà la stessa situazione che esiste da sempre nella Chiesa cattolica in vari Paesi dell’Oriente, dove esistono i cattolici di rito orientale, che sono sposati, e i cattolici di rito latino, che invece non sono sposati.
La Chiesa cattolica di rito orientale ammette il matrimonio dei sacerdoti, ma per diventare vescovi bisogna essere celibi.
È la medesima situazione che ci sarà in Inghilterra, dove le condizioni possibili saranno tre: nella Chiesa anglicana i pastori anglicani sono sposati e possono essere donne; nella Chiesa cattolica i sacerdoti di rito latino, non sposati, e quelli anglicani diventati cattolici che erano sposati e che possono continuare ad esserlo.
Dicevamo che questa novità è stata vissuta senza traumi particolari. Da almeno quarant’anni, infatti, le strade della Chiesa di Roma e della Chiesa anglicana tendono ad avvicinarsi.
Probabilmente, nel futuro, le strade diventeranno un binario. A mantenerle ancora separate, come già esposto, le questioni del matrimonio dei sacerdoti e del sacerdozio femminile.
Forse, la novità della “Costituzione apostolica” fungerà da passaggio intermedio, anche perché sono in molti nella stessa Chiesa cattolica di rito latino (la Chiesa di Roma) ad invocare la libertà di scelta riguardo al celibato, che più che un obbligo dottrinale è un divieto giustificato per motivi di dedizione totale al magistero sacerdotale.
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