“Soddisfare i bisogni informativi delle istituzioni comunitarie e nazionali, fornendo informazioni affidabili e aggiornate in materia di immigrazione e di asilo, da poter comparare insieme a quelle raccolte dagli altri Stati dell’Unione Europea”.
È questo, come ha spiegato il viceprefetto Maria Grazia Colosimo (del punto di contatto nazionale Emn), l’obiettivo principale dell’European Migration Network (Emn) che ha presentato il suo secondo Rapporto italiano dedicato all’emigrazione dei minori stranieri non accompagnati (Msna), ai ritorni assistiti e al tema della protezione internazionale.
L’Italia “per via del suo crescente flusso migratorio – ha ricordato in apertura il prefetto Angelo Malandrino del dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno – è uno dei Paesi privilegiati” e può usufruire maggiormente dei fondi europei stanziati dal 2007 fino al 2013 per le politiche migratorie.
“L’immigrazione – ha proseguito Malandrino – deve essere per l’Italia un’opportunità e non un problema”. E il direttore della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, ha ricordato come quello dell’immigrazione sia un tema molto sentito da parte della Chiesa e che lo stesso Santo Padre ne ha parlato nei giorni scorsi durante la sua visita a Malta.
I dati del Rapporto sono stati esposti da Antonio Ricci del centro studi Idos (che ha curato la ricerca), il quale ha sottolineato che i minori che arrivano in Italia sono in particolare maschi e migrano a causa dalle cattive condizioni socio-economiche o socio-politiche dei Paesi di provenienza.
Accanto a questi vi è però una consistente percentuale di minori che arriva nel nostro Paese per motivi psico-sociali: si tratta soprattutto di giovani provenienti dal NordAfrica, spinti dai racconti di parenti o amici o dall’immagine che i mass media danno dell’Italia. Nonostante nel corso dell’ultimo anno, per virtù dei nuovi accordi tra Libia e Italia, si siano ridotti gli sbarchi lungo le coste italiane, resta comunque molto alta la percentuale di minori stranieri non accompagnati.
“Da un’indagine fatta sugli 8 mila Comuni italiani – ha sottolineato nel corso dell’incontro Virginia Costa, responsabile della segreteria tecnica del programma nazionale di protezione Msna dell’Anci – i minori stranieri non accompagnati sono in crescita, ma la maggior parte di essi è concentrata in circa 50 comuni, in particolare in quelli con più di 100 mila abitanti”.
Il secondo punto trattato nel Rapporto è quello dei rimpatri assistiti. “Il ritorno volontario assistito degli immigrati dovrebbe essere prioritario rispetto al rimpatrio forzato, anche in virtù del costo nettamente minore del primo”, afferma Giulia Falzoi, responsabile operativa dei progetti dell’Associazione Internazionale Migranti, la quale ricorda inoltre che “la direttiva europea in materia non è stata ancora recepita nel nostro Paese” e che “la procedura di rimpatrio volontario può essere attivata solo per i richiedenti asilo, mentre gli irregolari non possono usufruirne”.
In Italia vengono accolte circa l’80% delle richieste di asilo ma, ha sottolineato padre Giovanni La Manna del centro Astalli, “il richiedente deve poi essere effettivamente protetto e non abbandonato al proprio destino una volta avuto l’asilo”.
“La politica dei respingimenti non tutela il diritto all’asilo – ha proseguito padre La Manna – e non combatte i trafficanti di uomini che, anzi, guadagnano più di prima.
Il contesto culturale italiano ha creato un clima di paura dello straniero che è solo ricerca di un consenso e danneggia solo gli stranieri che vivono già in Italia”.