La vittoria dei “sì” con il 54,1% contro il 45,9% dei “no” al referendum dei lavoratori di Mirafiori sull’accordo firmato da tutti gli altri sindacati all’infuori della Fiom è giudicato in maniera diametralmente opposta dalle parti in causa.
La Fiom Cgil, contraria all’accordo, mette l’accento sul fatto che “per Marchionne è stata una bocciatura politica” perché la vittoria dei “sì” è stata resa possibile solo grazie agli impiegati e ai tecnici. Se fosse dipeso solo dagli operai, l’accordo sarebbe stato rifiutato. Il che fa trarre alla Fiom la conclusione secondo cui l’accordo va ridiscusso in quanto “autoritario”, “incostituzionale” e frutto di un “ricatto”.
Marchionne, invece, parla di “svolta storica” a Mirafiori; e di risultato positivo parlano tutti gli altri sindacati e politici (tra questi ultimi pochi di sinistra, tanti di centro e di destra) che mettono l’accento sulle “ragioni del lavoro”, sugli investimenti e sull’occupazione, sia per i lavoratori in fabbrica, sia per l’indotto (circa 30 mila posti solo a Torino e in Piemonte) e sia ancora per il futuro dei giovani. Il nocciolo della questione – lo abbiamo accennato anche la settimana scorsa – è che i tempi stanno cambiando e guai se non fosse così.
Il nuovo contratto non è né incostituzionale, né autoritario, è semplicemente più puntuale. Che non sia incostituzionale non lo diciamo noi, lo dicono Pietro Ichino, giuslavorista e parlamentare del Pd, Michele Tiraboschi, giuslavorista erede di Marco Biaggi, Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro del governo Prodi, Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, Piero Fassino, ex segretario dei Ds e candidato Pd a sindaco di Torino. Lo dicono tutti gli altri sindacalisti, tranne quelli della Fiom e molti del Pd di estrazione comunista.
La realtà è che il nuovo accordo rompe con un passato caratterizzato da scioperi selvaggi e da un tasso di assenteismo insostenibile. I lavoratori vanno difesi da abusi e da soprusi, su questo non c’è dubbio, ma non è possibile che chi è sorpreso a rubare nelle valigie (come negli aeroporti) poi debba essere reintegrato nel posto di lavoro con tanto di stipendio arretrato. Non è possibile dichiarare sciopero per andare a vedere la partita di calcio (Pomigliano). Una grande industria o riesce a competere con le 6-7 case automobilistiche nel mondo o è destinata a chiudere e una grande industria e un Paese non possono permetterselo. Questo è uno dei significati del nuovo accordo: investimenti per creare occupazione, produttività per garantire il volume e la qualità dei prodotti sul mercato, lavoro ora e per il futuro e aumenti salariali. L’altro è che questa fase nuova va aperta anche nel pubblico impiego e nelle imprese a partecipazione pubblica, dove il tasso di assenteismo e di improduttività supera ogni livello di decenza. Non è possibile che sistematicamente il 20% dei 200 netturbini napoletani, cioè ben 40 su 200, si assentino ogni giorno con certificati medici fasulli, nel pieno dell’emergenza rifiuti e durante i giorni di Natale e di fine d’anno; e se vengono licenziati il giudice del lavoro poi li reintegra con tante scuse.
Queste storture le industrie e un Paese non possono permettersele in tempi normali, figuriamoci se possono permettersele in tempi di grave crisi economica mondiale.
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1 commento
Pollo, vuoi lavorare?
Sull’articolo riguardo al “SI” a Mirafiori vorrei esprimermi non come esperto in materia, ma facendo dei semplici ragionamenti generali sull’economia e su noi dipendenti.
Ritengo opportuno inoltre che il vostro giornale dia spazio per faccende spesso difficili da capire anche a noi profani lettori. Così facendo potremmo noi tutti, comprendere ed’esprimere delle opinioni diverse se non opposte, a ciò che si legge dall’autorevole articolo di turno scritto da dei professionisti. È una grossa bufala parlare di svolta storica e di risultato positivo, l’accordo raggiunto nel referendum dei lavoratori di Mirafiori. Che i tempi stanno cambiando ce ne rendiamo sempre più conto, ma non in senso positivo per i lavoratori (questo discorso vale anche nella nostra benestante Svizzera). Il nuovi contratti che verranno proposti in futuro sono fortissimamente autoritari, e lasciano poco spazio di trattative e tantomeno vantaggi per chi lavora in catene di montaggio. In Svizzera per fare un paragone, già dal lontano 1937 con la “pace del lavoro” parte pregnante della democrazia fondata sulla concordanza, lo sciopero è praticamente scomparso dal panorama sociale nazionale.
Questa situazione è stata, evidentemente, molto profittevole per il padronato, molto meno per i salariati, qualunque cosa ne pensino alcuni. In Italia o in altri paesi europei ci stiamo arrivando. Seguendo i discorsi dei sindacalisti o politici, ciò che i paesi non possono più permettersi è di seguire la filosofia del rispetto e diritto dei lavoratori, in quanto i tempi sono cambiati come dice il vostro articolo, e dobbiamo adattarci ai grandi colossi come Cina e India che entreranno presto nel mercato dell’auto, e quando questo accadrà, saltera l’intero sistema produttivo mondiale. Perchè, giusto per dimostrare trasparenza non avete voi o altre testate nazionali italiane
pubblicato l’intero accordo/contratto stipulato a Mirafiori? Questa è trasparenza e essere al di sopra delle parti!
In Italia si registra per l’industria una perdita di 4,6 miliardi di euro in busta paga, circa 8.000 euro per ogni lavoratore messo in cassa integrazione. La crisi ha lasciato il segno e, anche con il massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali, il risultato è stato quello di un impoverimento dei lavoratori che nel 2010, con il ricorso alla cassa integrazione, hanno comunque visto una decisa riduzione del reddito percepito. Sbraitare è inutile per il lavoratori dell’industria e non solo per il loro degradante stato precario e salariale. Non valgono le parole dissuasive di chi percepisce stipendi da nababbi, evadendo poi il fisco nel paese in cui vive, dire che lui è sempre stato in una situazione di precariato. O altri imprenditori strapagati che attribuiscono i loro introiti alle grosse responsabilità che pesano sulle loro teste.
Il vero pericolo non si riunisce nel nei partiti o nei sindacati. Tra i principali fattori della crisi figurano gli alti prezzi delle materie prime, una crisi alimentare mondiale, un’elevata inflazione globale, la minaccia di una recessione in tutto il mondo, così come una crisi creditizia ed una conseguente crisi di fiducia dei mercati borsistici. I manovratori stanno nella Federal Reserve in USA, nella Commissione Europea, nella Banca Centrale Europea, nelle Banche Centrali dei Paesi dell’euro, nei ministeri del Tesoro di Francia e Germania e Stati Uniti, ma soprattutto SONO GLI INVESTITORI nella City di Londra, negli Hedge Funds, nei Fondi Pensione europei, a Wall Street, a Pechino. E dettano legge sulle teste di ogni governo, senza eccezione. Chi è a capo delle grandi imprese a loro risponde, sempre. Sono un loro pupazzo. Da qui capite che sbraitare su diritti, salari e occupazione è inutile, è esattamente come sbraitare col cassiere della vostra banca perché i mutui costano troppo. Cedendo la propria sovranità economica al mercato un’azienda, dopo avere succhiato il sangue dei contribuenti, ricatta arrogantemente gli stati minacciando di andarsene, se non saranno loro a dettare le condizioni sociali e lavorative. Avendo indebitato gli stati, l’unico attore in grado di spendere per noi è quello delle multinazionali che domandano: “Investimento sì… investimento no… Lo volete?”, “Sììì… per carità”, gridiamo tutti. E allora fate quello che vogliamo noi, quello che voglio io dice l’industriale di turno. “Pollo, vuoi lavorare?” “Devo, per carità!”, allora adattati sì e stai nel pollaio (e lì crepa), se no niente investimento. Uno Stato a moneta sovrana che spende per la
piena occupazione, il piano sociale e la produttività, direbbe ai polli: “Pollo, vuoi lavorare?” “Sì, ma a condizioni di dignità. Iscriviti pollo al programma di Piena Occupazione del mio governo, percepisci un pieno stipendio e ho anche il pieno welfare.” Fantasie? Affatto. La presenza umana in catena di montaggio sarà eliminata. In Korea i nuovi stabilimenti auto non hanno illuminazione, perché non esistono umani là dentro. Inutile versare sofferenze per anni con la sola certezza che sarà per nulla. “Noi pensiamo a come far uscire i lavoratori dalla precarietà” ribadiscono i sindacati. Cretinate, è precisamente il contrario, voi perderete ogni singolo posto di lavoro, è già deciso ma non ve lo dicono. Siamo giustificati, perché non abbiamo il tempo materiale per capire, sapere, orientarci. Da un’aforismo di Nietzsche leggo: “Io amo gli uomini che cadono, se non altro perché sono quelli che attraversano.”