Il destino di Obama dipenderà capacità di ripresa dell’Europa e dalla sorte della Grecia
Due sono le certezze della campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti: la prima è che i due candidati sono certi che a vincere saranno loro, la seconda è che i sondaggi, ora, li danno sostanzialmente alla pari, addirittura un sondaggio dà un lieve vantaggio per Obama e un altro un altrettanto lieve vantaggio per Romney. Certezze a parte, però, tutto è incerto, sia per l’uno che per l’altro. Forse per Obama lo è un po’ di più, ma solo perché più grande è la sua responsabilità in quanto presidente in carica. Anche dall’interno dello staff democratico hanno ammesso che ultimamente le distanze si sono accorciate, il che equivale a confessare che al momento c’è parità: tutto dipende da come si svolgerà la campagna elettorale e soprattutto da come evolveranno gli avvenimenti. Sono questi, infatti, quelli che condizioneranno la campagna elettorale e quindi i consensi dei cittadini.
Cominciamo dalla situazione attuale, che rende la corsa alla rielezione più difficile. Perché? Semplice: c’è la fermata dell’economia, il raffreddamento dell’occupazione e l’affanno dei cittadini. Obama teme queste situazioni perché quando è stato eletto ha diffuso speranze tra gli strati della popolazione più debole, proprio quella che sta pagando la crisi con la povertà e con la paura del futuro. Uno dei cavalli di battaglia forti nella campagna elettorale di più di tre anni fa fu il sistema sanitario accessibile a tutti. Oggi, quella legge, pur avendo percorso i tre quarti della strada con modifiche, è lungi dall’essere applicata. Ecco perché il presidente ha iniziato la sua campagna mettendo alcuni punti fermi per “bloccare” il suo elettorato, nella speranza di evitare che cambi partito. Uno di questi punti fermi è il messaggio – per ora sono a livello di opinione, non di legge – rivolto ai gay. Obama si è detto favorevole al matrimonio dei gay, matrimonio che esiste già solo in 4-5 Stati, per rinsaldare la sua influenza sul popolo dei diritti civili e nello stesso tempo per attirare il voto dei gay repubblicani. Ecco perché anche Romney, che non poteva dire la stessa cosa, per contrastare l’iniziativa del presidente, ha lanciato anche lui un messaggio: quello del diritto di adozione per le coppie gay. Una gaffe, pensiamo, perché se i repubblicani sono contro il matrimonio dei gay, a maggior ragione lo sono contro l’adozione. In sostanza, tra le due idee c’è enorme differenza: è più facile essere d’accordo con il matrimonio che con il diritto di adozione.
Ma, dicevamo, il terreno su cui si perde o si vince è l’economia e l’occupazione. Ecco perché Obama sta insistendo – e qui arriviamo all’evoluzione possibile della situazione – sulla necessità che l’Europa affronti la crisi economica con il rigore dei conti, ma anche con la crescita. Se l’Europa comincerà a crescere, anche gli Stati Uniti se ne avvantaggeranno, se l’Europa entrerà in una fase di recessione, anche gli Stati Uniti saranno svantaggiati, quindi le cose si metteranno male e Obama avrà tutto da perdere e Romney tutto da guadagnare perché potrà fare la sua campagna elettorale sull’inadeguatezza di Obama a fronteggiare la crisi. Barack Obama negli ultimi tempi ha insistito sui risultati positivi come la cattura e l’uccisione di Osama bin Laden e la decisione di abbandonare l’Afghanistan dopo averlo portato ad un livello di autodeterminazione accettabile. Ma sa che non basta, la gente vuole certezze, vuole respirare, vuole vedere la luce. Adesso il tunnel continua. Dei 12 Stati chiave per avere in mano l’elezione, almeno la metà non sono più tanto sicuri per l’attuale inquilino della Casa Bianca; quelli che ancora lo sono, sono comunque Stati dove Obama aveva già vinto. Nel mese di aprile la campagna elettorale del presidente ha ricevuto 43 milioni di dollari, tre più di quella di Romney: un dato favorevole al presidente, non tanto per i tre milioni in più, quanto perché la maggioranza di coloro che hanno donato (il 98%) hanno versato meno di 250 dollari. Significa che tra la popolazione Obama ottiene il maggior consenso, mentre a versare per Romney sono soprattutto i possidenti.
Recentemente è stato pubblicato un libro – la campagna elettorale americana insiste molto sui fatti personali – in cui si rivela che Michelle stava per divorziare da Obama. Se sia vero o falso non lo sappiamo e probabilmente da una parte s’insisterà su una versione, dall’altra parte s’insisterà nel negarla. Ma questi dettagli potranno avere una certa importanza solo se l’economia andrà male, se andrà bene, se cioè c’è la ripresa e la speranza di mettersi alle spalle il periodo più difficile, anche queste notizie di carattere privato saranno destinate ad essere presto dimenticate. Il destino della Grecia, se eviterà il default o no, se resterà nella zona euro e ne uscirà, con tutte le conseguenze disastrose che la scelta comporterà, avrà chiare ripercussioni sulle elezioni presidenziali americane.