Non parliamo di politica nel giorno della nomina di Ignazio Cassis a nuovo Presidente della Confederazione per i prossimi dodici mesi.
Soffermiamoci piuttosto del ritorno di un confederato di cultura e lingua italiana alla massima carica rappresentativa elvetica, dopo quasi un quarto di secolo dalla nomina di Flavio Cotti, nel dicembre 1997.
Se già basterebbe questa ricorrenza a comprendere la eccezionalità dell’evento, per Cassis aggiungiamo anche qualche ricordo personale.
Spesso lo si incontrava alla stazione di Lugano, in partenza per Berna.
In attesa, sul binario, viaggiatore come tanti, passeggero insieme ad altri passeggeri desiderosi come lui solo di raggiungere lo scompartimento ed iniziare tragitto per arrivare a destinazione.
Lo incontrammo al Mercato Coperto di Mendrisio qualche mese dopo la nomina in Consiglio Federale, alla presentazione degli eventi Unesco previsti in Ticino nel 2020 e poi annullati.
In questa seconda circostanza il Consigliere Federale Cassis era circondato da una folla di persone, tra le quali, forse, qualcuno dei viaggiatori frettolosi che in passato sostavano sul binario in attesa di avviarsi oltre Gottardo.
Ma questa volta era diverso: tutti lo avvicinavano ricordandogli un aneddoto, una comune conoscenza, un evento cui avevano assistito, desiderosi di tornare a casa e raccontare “gli ho parlato, certo che si ricorda di me”.
Esaurito questo rito sociale, ai tempi ancora possibile in presenza e non in modalità digitale, Ignazio Cassis commentò i suoi primi mesi in Consiglio Federale.
“Vengo dal sud della Svizzera e la mia lingua è l’italiano. Certo”, esordì, “la Svizzera è multilingue. Ma la lingua non è solo una sequenza di frasi: traduce anche una mentalità, un sentimento, una cultura. Sono proprio questi valori che rendono multiculturale il nostro paese, è questa la combinazione di elementi che ha permesso alla Svizzera di ritagliarsi quel ruolo di costruttore di ponti molto apprezzato a livello internazionale. La nostra Confederazione”, concluse il responsabile del Dipartimento Federale degli Affari Esteri-DFAE”, rappresenta un modello di pacifica coesistenza tra culture”.
È partendo da queste considerazioni e dal loro significato quasi profetico, che ora commentiamo la nomina di Ignazio Cassis a Presidente, dopo un biennio travagliato da problematiche sociali, e non solo.
Seppur onorifica, la massima carica della Confederazione nel 2022 permetterà al nuovo Presidente di presentare a livello mondiale la Svizzera secondo una prospettiva culturale di lingua italiana, latina, tratto non comune alla politica federale di Berna.
Le cronache, doveroso segnalarle anche in questa circostanza, ricordano che Cassis sembra non riscuotere un consenso unanime presso gli addetti ai lavori e l’elettorato.
Riportiamo la notizia per il suo valore relativo, avvertendo che susciterebbe perplessità anche se i consensi fossero unanimi.
Inoltre, la emergenza sanitaria e soprattutto le relazioni con l’Europa, controversi argomenti di giornata per i prossimi dodici mesi della sua presidenza, va riconosciuto che sono e si confermano argomenti di difficile soluzione nell’arco di un semplice mandato pubblico.
Sarebbe invece opportuno, come ricordava Cassis in tempi ancora liberi da inquietudini pandemiche, riportare la immagine e la presenza internazionale del nostro paese ad un “back to basics”, ad un ritorno ai suoi valori fondamentali, alla sua importanza ed attrattività di territorio franco per la soluzione delle discordie in corso a livello mondiale.
È in tal modo che, nei fatti piu’ che a parole, si riuscirebbe a relativizzare le problematiche sanitarie ad inciampo della storia contemporanea, ad un elemento di disturbo di una società anche elvetica che non deve tuttavia perdere di vista il suo progresso e la sua evoluzione perché, lo ricorda Cassis nel suo discorso di nomina, “la pandemia ci può separare, ma non dividere: il virus resta, ma la crisi finisce”.
Se della sua impronta pro-attiva il DFAE ha già dato prova il giugno scorso, organizzando a Ginevra il Summit Biden-Putin, il nostro ministero degli esteri nel 2022 organizzerà a Lugano una conferenza internazionale per la pace in Ucraina, uno dei maggiori argomenti di discussione nella agenda politica russo-americana, insieme alle relazioni USA e Cina il cui dialogo resta in cerca di composizione.
Piuttosto, concludiamo augurando ad Ignazio Cassis di vincere quella che probabilmente rimane la sua sfida più difficile per la nostra cultura e la identità confederata di lingua italiana.
Creare le premesse affinché non debba trascorrere un altro quarto di secolo prima di nuovamente salutare un italofono alla Presidenza della Confederazione.
di Andreas Grandi