Potrebbe essere l’atto definitivo per togliersi, una volta per tutte, l’ombra del fascismo sulle teste, invece ancora una volta la destra italiana rifiuta apertamente il semplice concetto che libertà e uguaglianza dell’antifascismo sono valori democratici: ancora una volta questo 25 aprile si mostra come terreno fertile di scontri interni, invece che celebrazione nazionale di tutti i partiti. Quest’anno più che mai, visto che al Governo c’è proprio quella destra che ha sempre contrastato la validità e la necessità della “Festa della Liberazione” d’Italia. In maniera particolare è la valenza antifascista di questa giornata a disturbare.
“Antifascismo” è una parola che ha destato non pochi fastidi a qualcuno delle alte cariche dello Stato, una parola che nel giorno della liberazione dell’Italia ha una valenza indicativa e questo concetto dovrebbe essere imprescindibile da qualsiasi discorso.
Non si fa alcuna scoperta sensazionale quando si afferma che il 25 aprile celebra la liberazione dell’Italia dal fascismo, dal nazismo e dalle forze tedesche sul territorio italiano. Non si dice alcuna eresia quando si afferma che l’Italia venne liberata dalle forze armate alleate angloamericane a cui si unirono le brigate partigiane italiane e antifasciste.
Invece c’è chi, pur di negare la validità dell’antifascismo – non solo nella liberazione dell’Italia, ma anche nella storia dell’Italia dopo la liberazione – si lascia andare in affermazioni quasi assurde, come Ignazio La Russa quando, nei giorni precedenti al 25 aprile, ha avuto il coraggio di affermare che “nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo”, quando la Costituzione italiana nasce contro il fascismo e quindi è antifascista per antonomasia. Quale miglior scintilla per lo scoppio di una polemica senza eguali? Soprattutto considerando che a pronunciare queste parole sia proprio chi riveste la seconda carica dello Stato, cofondatore insieme alla attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni del partito di più estrema destra dal dopoguerra in Italia e che oggi è al Governo.
Giorgia Meloni, che ha annunciato la sua partecipazione alle cerimonie del 25 aprile, si trova in questo momento in una posizione scomodissima. Anche se sarà all’Altare della Patria per la deposizione della corona d’alloro insieme al capo dello Stato Sergio Mattarella, in ricordo del 78° anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo – non sembra che abbia del tutto fatto pace con le ombre fasciste che oscurano il suo partito che oggi guida il Governo italiano. Purtroppo tutto quello che le ruota – anzi quelli che le ruotano – intorno le rema contro, perché la celebrazione senza polemiche di questo 25 aprile è un’occasione mancata per il Governo di Meloni per affermare una volta per tutte che in Italia tutti i partiti hanno davvero fatto i loro conti col fascismo del passato.
Risulta inutile che il Ministro degli Esteri Tajani affermi che la Liberazione sia “patrimonio nazionale, non appartiene a un partito o a un altro”, come risultano inutili le ragioni di tutti quelli che dicono che la sinistra si sia presa il monopolio delle celebrazioni del 25 aprile, quando è la destra al governo a consegnargli questo ruolo. Finché il partito di Giorgia Meloni e tutti i suoi esponenti non fanno luce sulle ombre fasciste che lo oscurano, finché non si dichiarano apertamente antifascisti, non saranno mai del tutto chiusi i conti con quelle brutte pagine della storia italiana.
La destra italiana che quest’anno è al Governo aveva una buona occasione per togliere il monopolio alla sinistra italiana delle celebrazioni della Liberazione che tanto gli contesta e invece l’ha sprecata spudoratamente. Nonostante questo e in virtù di questo, che sia un buon 25 aprile per tutti, antifascisti dichiarati, quelli sottointesi e quelli loro malgrado compresi!
Redazione La Pagina