Fino a qualche tempo fa il caffè veniva visto con sospetto dalla classe medica, in ogni caso veniva proibito a chi aveva il diabete. Il caffè produce effetti a vari livelli: sul sistema nervoso centrale, sulla pressione e il battito cardiaco e sul metabolismo. Nel dubbio, dicevano un tempo i medici, meglio sconsigliare.
In realtà, gli studi effettuati negli ultimi anni hanno ristretto molto le controindicazioni e hanno invece mostrato una serie di correlazioni statistiche positive. Il consumo moderato di caffè non è associato a un aumento di eventi cardiovascolari come infarto e ictus, sembra favorire il mantenimento delle capacità cognitive nella terza età e soprattutto – questo dato emerge in maniera più evidente – mostra un effetto preventivo nei confronti del diabete. In pratica chi prende caffè corre un rischio statisticamente inferiore di sviluppare il diabete. Questo effetto è stato riscontrato in diversi Paesi e culture – non dipende quindi dal tipo di caffè o dal modo in cui è lavorato – e sembra dipendere dalla quantità: due tazzine al giorno hanno un effetto più marcato di una sola tazzina e tre più marcato di due. Una review degli studi sull’argomento apparsa nel 2011 ha stabilito molto chiaramente questa correlazione, a condizione, evidentemente, che le due o tre tazzine di caffè siano senza o con pochissimo zucchero.
Una ricerca americana ha dimostrato che perdonare fa bene al cuore, non solo a quello figurato, cioè alla nostra umanità, alla nostra spiritualità, ma anche a quello fisico, perché fa abbassare la pressione. Se dunque si subisce un torto più o meno grave, è meglio, anche dopo un’arrabbiatura, perdonare. L’offesa sbollisce con nostri vantaggi immediati e a lungo termine. Si sa cosa significa tenersi tutto dentro, avere il chiodo fisso di una preoccupazione, di un’offesa, di un turbamento: si ha difficoltà a chiudere occhio, a riposare. Questa condizione di stress non solo fa aumentare i battiti del cuore, ma fa, appunto, alzare la pressione. I ricercatori dell’Università di San Diego (California) hanno chiesto a 200 volontari di ripensare ad un’offesa ricevuta e che li ha segnati mentre venivano monitorati i parametri cardiovascolari. I risultati sono che la pressione sanguigna, soprattutto la minima, è aumentata meno in chi ha perdonato che in chi ha continuato a nutrire rancore. Ecco il parere dello specialista: “La rabbia, a lungo andare, fa aumentare troppo i battiti cardiaci e salire la pressione”. In più, provoca vasocostrizione, cioè vene ed arterie si restringono.
Hai problemi di colesterolo alto e lo vuoi abbassare? Semplice, basta fare una bella passeggiata. Certo, puoi ricorrere ai farmaci, ma una sana e allegra passeggiata a volte è migliore dei farmaci stessi e molto di più di quanto non si pensi comunemente. Lo ha dimostrato un recente studio pubblicato sul sito della prestigiosa rivista The Lancet. L’attività fisica è il miglior modo di tenere a bada il rischio di malattie cardiovascolari. I ricercatori di Veterans Affairs Medical Center di Washington hanno tenuto sotto osservazione oltre diecimila persone con colesterolo alto e un’età media di 58 anni. Ebbene, dopo dieci anni hanno scoperto che chi faceva moto con regolarità aveva ridotto del 60-70% la probabilità di morire, rispetto ai sedentari, indipendentemente dal fatto che assumesse farmaci per abbassare il colesterolo. Il movimento è utile anche per combattere il diabete di tipo 2 o anche precedenti casi di malattie cardiovascolari in famiglia.
Quando si parla di reumatismi, mal di schiena, osteoartrite, artrosi e affini, si parla anche di terapie adatte. Su venticinque tipi di cure alternative, solo quattro sono i rimedi che hanno efficacia dimostrata: l’agopuntura per osteoartrite, dolori lombari e fibromialgia, i massaggi per fibromialgia e lombalgia. Il Tai chi per l’osteoartrite, lo yoga per il mal di schiena. Gli altri rimedi non hanno un vero fondamento scientifico.