La fine del mondo e l’arte di complicarci le cose
21.12.12: il numero dodici ricorre tre volte, di cui due in modo lineare e una a posti invertiti. A undici mesi dalla teoria dei Maya, il mondo della fantascienza si arricchisce di due elementi. Il primo è che si sta avvicinando il mese bisestile, notoriamente porta sfortuna per coloro che credono in questi pregiudizi; il secondo è – e questa è una notizia vera, scientificamente accertata – che l’attività nucleare del Sole è in questo periodo particolarmente intensa.
CALAMITÀ NATURALE
Se poi, per caso, in questo strano calderone ci scappano anche un po’ di scosse di terremoto in Val Padana, la frittata è fatta. Dalla cronaca internazionale spirano per di più venti di guerra nel Golfo Persico, con la portaerei americana pronta a farsi largo tra lo Stretto di Hormuz. Insomma: siamo o non siamo alla vigilia del patatrac generale che annunzia la fine del mondo? L’esercito dei maghi e dei fattucchieri ha sempre prosperato sulla credulità della gente, non per nulla il fatturato di questo mondo nascosto cresce in maniera paurosa, secondo le stime che ogni tanto fanno capolino dai fatti di cronaca. Se poi si aggiungono le suggestioni di una pellicola apocalittica come quella di Roland Emmerich, si comprende come aumenti il numero di coloro che vivono con ansia questi pochi mesi che ci separano dalla catastrofe cosmica. La quale, per la verità, accadrà davvero, ma solo fra circa 5 miliardi di anni. Gli scienziati sono concordi, anno più, anno meno: il nostro Sole diventerà una supernova che s’ingrandirà fino a collassare e in questo processo la vita sulla Terra diventerà un ricordo per coloro che saranno riusciti a fuggire verso altri sistemi solari come il nostro.In attesa di questo evento a cui non si potrà sfuggire, c’è spazio per tanti pseudo indovini che lucrano sull’emotività di tanta gente. Alla vigilia dell’Anno Mille, sulla base di un’interpretazione che sarebbe contenuta nel Vangelo (“mille e non più di mille”), la fine del mondo era attesa, appunto, dopo i mille anni a partire dalla nascita di Cristo. Sorsero in quel periodo molti conventi, dappertutto, in cui entravano coloro che fino ad allora avevano vissuto in modo disordinato e che volevano riconciliarsi con il Padreterno prima che quest’ultimo li sprofondasse nel fuoco dell’Inferno. Passato l’anno Mille, si svuotarono pian piano anche i conventi, ma l’ansia da fine del mondo ogni tanto riemergeva dal buio dell’inconscio. Secondo calcoli rivelatisi poi tutti falsi, la fine del mondo è stata annunciata dai Testimoni di Geova più volte: (citiamo a memoria) prima nel 1915, poi nel 1925, poi ancora nel 1975, poi forse loro stessi ci hanno rinunciato visto che ad ogni scadenza c’era la smentita. Come facessero i Maya a prevedere la fine del mondo non è chiaro, ma a tanti ha fatto comodo, magari con qualche aiutino d’interpretazione.
PAURA DI MORIRE DA SOLI
La realtà è una sola. Noi tutti esseri umani siamo fragili. Malgrado il nostro coraggio, più sbandierato che reale, sappiamo che dobbiamo morire e questo è un appuntamento che ci terrorizza. E allora, inconsciamente, avendo difficoltà spesso ad accettare il nostro singolo destino di morte, andiamo alla ricerca di qualcosa che ci coinvolga tutti nel medesimo destino di paura, una specie di mal comune mezzo gaudio.
COMPLICARE LE COSE PIÙ SEMPLICI
Abbiamo un’altra possibilità, che noi spesso, chissà perché, evitiamo: ed è quella di convincerci che la nostra vita sulla Terra non è eterna, che possiamo e dobbiamo vivere in pace, con onestà e senso di solidarietà, confidando – quelli che hanno questa speranza -nell’aiuto di Dio, amando la vita e rispettando quella degli altri. Ma spesso le cose più semplici sono anche quelle che noi riusciamo benissimo a complicare. [email protected]