Chi ha fatto quello che indossi e cosa c’è dietro la moda? Il documentario ‘The True Cost’ mette a nudo i drammatici retroscena del fashion system
“Apparenza” è una delle parole chiavi della moda. La moda ci aiuta ad apparire e tutto se è alla moda ci appare bello, desiderabile, qualcosa a cui aspirare perché la società impone inevitabilmente il binomio moda= bello. Ma se davvero andassimo un po’ oltre all’apparenza, se riuscissimo per un attimo a destare la nostra attenzione dalle vetrine accuratamente allestite dei marchi più prestigiosi, o dalle occasioni di moda a buon prezzo, forse, la nostra considerazione sulla moda come bella e desiderabile cambierebbe una volta scoperto il vero costo della moda. Perché non è certamente bello scoprire quello che si cela dietro alle cuciture perfette, alla pelle morbida e levigata, alla perfezione dei tagli e dei colori degli abiti e degli accessori di alta moda. Non è sicuramente più desiderabile essere alla moda una volta scoperto quello che comporta realizzare i modelli dal design e dalle linee perfette degli articoli low cost che ci permettono di seguire la tendenza senza per questo spendere.
Conoscere il vero prezzo della moda, il costo dell’apparenza, forse ci permetterebbe di avere un approccio diverso, che va oltre allo sfarzo eccessivo, alle etichette, alle tendenze e al fashion system, quando a pagarne le spese con la loro vita sono 1.129 persone, le stesse che il 24 aprile erano all’opera nel Rana Plaza, un edificio commerciale di otto piani che ospitava le fabbriche di alcuni tra i più famosi marchi di abbigliamento e che crollò seppellendo tutti i lavoratori: fabbricanti della nostra immagine. Da quella terribile data sono ormai passati due anni e anche se allora il caso fu clamoroso e portò alla luce i drammi che della moda non si vedono, come lo sfruttamento della mano d’opera, l’incuria dei diritti dell’uomo, lo sfruttamento fino allo stremo delle persone e dell’ambiente. Anche se da allora non molto è cambiato, almeno si è potuto scuotere un po’ le coscienze di chi è dentro il mondo della moda, ma questo ancora non basta e per contrastare il fenomeno che vive ancora dietro sia l’alta moda che la moda low cost è stato realizzato un film documentario, in uscita il prossimo 29 maggio, dopo la premiere mondiale al festival di Cannes il 15 maggio e l’anteprima italiana a Milano nell’ambito del Fair and Ethical Fashion Show, Salone internazionale della moda equa, etica e sostenibile (22-24 maggio) che racconta ‘The True Cost‘, il costo reale, invitando a riflettere su chi paga realmente il costo dei nostri vestiti.
Girato da Andrew Morgan e prodotto da Michael Ross con Livia Firth, Lucy Siegle, Vincent Vittorio e Cristopher L. Harvey come produttori esecutivi, il documentario è stato girato in diversi Paesi in tutto il mondo. Alle immagini delle passerelle più importanti si alternano quelle dei sobborghi più disagiati dove la moda, specie il fast fashion viene realizzato, e approfondisce l’argomento con le interviste ad alcuni tra i massimi influencer in questo ambito, quali l’eco-stilista Stella McCartney, l’attivista qui anche produttrice Livia Firth e Vandana Shiva, una delle più autorevoli covi mondiali in tema di ambiente e sostenibilità. “The True Cost” è il primo film documentario che ci aiuta ad aprire gli occhi sull’impatto umano e ambientale dell’industria della moda, raccontando a che punto è con l’incremento del 500% nel consumo di abbigliamento negli ultimi vent’anni e la tendenza al “fast fashion” da parte di aziende e marchi globali. “Sono particolarmente felice che Andrew Morgan abbia accettato il nostro invito a portare il suo straordinario film in anteprima a Milano, in occasione del Fair&Ethical Fashion Show, a meno di un mese dal Fashion Revolution Day, che lo scorso 24 aprile ha ricordato il secondo anniversario della tragedia di Rana Plaza, dove hanno perso la vita oltre mille lavoratori della moda – ha commentato Marina Spadafora, direttrice creativa di Auteurs du Monde, la linea di moda etica di Altromercato, e coordinatrice italiana della campagna internazionale Fashion Revolution Day. – Sarà questa l’occasione per stimolare ancora una volta i consumatori a porsi la domanda “Chi ha fatto i miei vestiti?” e per far capire che le alternative esistono e sono possibili e che scegliendo cosa acquistiamo possiamo cambiare il mondo”.