Trasporti, imprese, professioni cambieranno tra sei mesi. In rivolta avvocati e taxisti, pochi danni per farmacisti e notai
La data fissata era il 19 gennaio ed è stata rispettata. Il Consiglio dei ministri ha approvato il primo decreto sulle liberalizzazioni che, secondo il presidente Monti, non solo coniuga sviluppo ed equità, ma dovrebbe dare una svolta all’economia con la possibilità anche di far crescere il Pil (Prodotto interno lordo) del 10%. Si tratta di un obiettivo ambizioso, più sognato che reale, ma qualcosa di buono dovrebbe venire da una serie di punti del decreto. Prima di entrare nei dettagli, dobbiamo fare una precisazione, e cioè che i vari settori liberalizzati incontrano da una parte le speranze di chi vuole iniettare nel sistema economico italiano quote di concorrenza e quindi di abbassamento dei costi, dall’altra chi si oppone al cambiamento, e sono tutti coloro che operano nei settori liberalizzati, con ragioni spesso corporative e inaccettabili e qualche volta da prendere in considerazione. Resta però il fatto che le liberalizzazioni approvate dal Cdm prima di tutto devono ricevere il voto del Parlamento e poi devono essere applicate nella realtà. Questa è una puntualizzazione d’obbligo, in quanto in Italia vige sempre il detto: fatta la legge, trovato l’inganno. E veniamo al merito dei singoli provvedimenti, seppure in maniera sintetica. Vanno distinte anche le liberalizzazioni che possono dare risultati positivi e reali da quelle che invece riteniamo non modifichino granché ciò che già esiste. Cominciamo dalle liberalizzazioni più utili alla concorrenza e al consumatore. L’energia, innanzitutto. Lo scorporo entro sei mesi tra il soggetto che fornisce gas (Eni) e quello che gestisce tra l’altro la rete distributiva (Snam) dovrebbe portare a nuovi investimenti e al taglio dei costi. Dario De Vico sul Corriere della Sera giudica incoraggiante questa misura, si rammarica solo che analoga misura non sia stata adottata per i petrolieri, i servizi postali, il trasporto ferroviario e il rapporto tra banche e clienti. L’editorialista si augura che ci sia un’altra occasione, come ce lo auguriamo noi. Non è possibile accontentarsi di un tetto alle commissioni delle banche per i prelievi con bancomat.
Tra tutti i soggetti economico-finanziari nell’occhio del ciclone a causa della crisi economica, le banche non solo non sono state toccate, ma sono riuscite a rafforzarsi spremendo i clienti (vedasi i 120 miliardi di euro ottenuti dalla Bce all’1°% di interessi e rivenduti al 12%). Poi la creazione dell’Autorità dei Trasporti, che avrà il compito di definire le regole per le nuove concessioni autostradali e dovrà valutare il possibile scorporo di Rfi da Fs, con la separazione della rete dalla società che offre il servizio. L’Autorità dei Trasporti dovrà valutare anche se è necessario, sentiti i sindaci, aumentare il numero delle licenze. Il decreto, comunque, stabilisce il divieto di concentrare più licenze in mano ad un singolo taxista, il quale, se ne ha più di una, dovrà, dietro compenso, restituire ciò che ha in più. Da questa riforma dovrebbero nascere più posti di lavoro, più concorrenza e dunque, sulla carta, prezzi meno alti. È una buona misura. Come lo è l’istituzione del Tribunale delle imprese per velocizzare i processi. Ovviamente, gli avvocati hanno il sangue avvelenato, perché sottrae loro il potere di condizionamento, ma dovrebbe dare un segnale a chi non investe in Italia perché il ricorso alla giustizia diventa un’odissea. Allo stesso modo è positiva l’abolizione delle tariffe minime e massime e l’introduzione del preventivo (avvocati e notai). La norma dovrebbe proteggere il cittadino da sorprese amare. Infine, la parte positiva è data anche dalla facilità con cui gli under 35, con un solo euro di capitale, possono creare una società semplificata a responsabilità limitata. Quanto alle farmacie, l’impressione è che abbiano vinto i farmacisti. I farmaci di fascia C restano in vendita presso le farmacie, aumenta solo il numero delle farmacie (una ogni tremila abitanti) con un incremento di cinquemila nuove farmacie grazie ad un unico concorso straordinario. Insomma, sale solo il numero dei privilegiati. Allo stesso modo si salvano i notai, i quali saranno aumentati in ragione di cinquecento posti. Se si considera che i notai sono quelli che dichiarano guadagni più elevati, al massimo si otterrà che il loro reddito diminuisca di qualche decina di migliaia di euro all’anno, che non incide sulle loro dichiarazioni, dell’ordine di 3-500 mila euro l’anno. Ed ora un rammarico. Una delibera dirotta i 1.624 milioni di euro non spesi ad altre opere, di fatto dicendo addio al Ponte sullo Stretto di Messina. Monti ha chiesto ai partiti di non stravolgere i contenuti del decreto in sede di discussione al Parlamento. Il Pd è critico (si poteva fare di più), il Pdl pure (la cura Monti non dà frutti). Le lobby stanno organizzando l’assalto alla diligenza; alla fine, se il decreto verrà stravolto, nulla impedisce che venga messa la fiducia, ed in questo caso i partiti che sostengono il governo la voteranno. Un’ultima annotazione. Non saranno risolutive, ma in un Paese dove le riforme sono da tutti promesse e declamate, ma da nessuno realizzate, questo ci sembra un positivo, seppur minimo, passo in avanti. [email protected]