Era destino. Il Bayern di Monaco si è dovuto inchinare nel suo stadio a Didier Drogba, eroe dell’impresa del Chelsea. L’ivoriano è stato l’ultimo rigorista dei blues e dopo lo sbaglio di Schweinsteiger, ha avuto sul piede il pallone del trionfo. Esecuzione perfetta che spiazza Neuer e Drogba consegna la prima Champions League al Chelsea, risarcito dopo la delusione ai rigori di Mosca 2008 contro il Manchester United. La squadra di Di Matteo vince la finale dell’Allianz Arena con fortuna e con quello stile di gioco che la Bild Zeitung ha definito “anticalcio”. Inferiore tecnicamente, il Chelsea si è chiuso con ordine imbrigliando la tenaglia sulle ali Ribery-Robben e non ha concesso rifornimenti all’ariete Gomez, poiché gli esterni Kalou e Bertrand (scelta coraggiosa di Di Matteo) e un Lampard in grande vena hanno fermato i terzini Lahm e Contento.
Il Bayern si è opposto con tutte le forze per abbattere il muro blu, dominando in lungo e in largo la sfida. Le poche chance costruite nel primo tempo sono state tutte malamente sciupate con Kroos, Gomez e Müller. Nella ripresa i tedeschi alzano il ritmo e vengono premiati quasi allo scadere per gli sforzi: cross dalla sinistra di Kroos che Müller schiaccia in rete (83’). Sembrava il preludio alla festa dell’Allianz arena ma Drogba decide di cambiare il destino e conquistarsi un posto nella storia. Torres, buttato nella mischia, si guadagna un calcio d’angolo. Il primo della partita: Mata pesca sul primo palo Drogba che con un perentorio stacco di testa infila il pallone sotto l’incrocio.
Nei supplementari il Bayern reagisce alla mazzata procurandosi un rigore, per uno sgambetto su Ribery da parte di un ingenuo Drogba, onnipresente nel bene e nel male. Seconda opportunità per decidere la sfida ma Robben si fa intuire il tiro da Cech, che para in due tempi. Non demordono i bavaresi che si procurano altre occasioni d’oro sprecate da Lahm e Van Buyten. Si va ai rigori e qui la terza chance per chiudere i conti. Bayern sul 3-2, poi decisivi gli errori di Olic e Schweinsteiger. E l’attaccante ivoriano protagonista assoluto della partita trasforma l’ultimo rigore, mettendo la firma sulla favola del Chelsea. Dopo otto anni e più di un miliardo di euro speso il magnate russo Abramovich riesce finalmente a conquistare l’ambita coppa. Un successo rocambolesco dopo una stagione difficile e conquistato grazie anche al lavoro di Di Matteo, che ha premiato l’impegno del gruppo a seguire lo stile di gioco del tecnico italiano: il buon vecchio catenaccio che paga sempre.