Entro il 31 dicembre 2018 la consigliera federale Doris Leuthard (PPD) e il consigliere federale Johann Schneider-Ammann (PLR) lasceranno i lori incarichi
A un anno dalle elezioni federali in Consiglio federale si liberano due poltrone. Due giorni dopo l’annuncio delle dimissioni del ministro dell’economia Schneider-Ammann, sono arrivate ufficialmente anche quelle della ministra dell’ambiente e dei trasporti Leuthard, sulle quali si speculava dallo scorso giugno. A 67 anni il ministro del Partito liberale radicale dice basta dopo otto anni di governo. Durante la conferenza stampa del suo annuncio Schneider-Ammann ha precisato che “sto bene. Io sono sveglio. Lo dico solo per che voi sappiate, cosa dovrete scrivere”. Il ministro ha così spento alcuni interrogativi suscitati sulla sua salute, che i media avevano rivelato sulla sua crescente stanchezza e le frequenti sonnolenze durante le riunioni. Diversi i motivi della decisione di una delle più raggianti e competenti ministre del governo svizzero. La 55enne argoviese Leuthard aveva preso la decisione da qualche tempo di rimettere il suo mandato per la fine del 2018. “Dopo 12 anni al governo sento un certa stanchezza, innanzitutto quando alcuni temi tornano attuali” ha detto Leuthard in conferenza stampa “c’è una vita dopo il consiglio federale e ora passerò più tempo in famiglia, venuto meno in questi anni”.
In confronto al collega Schneider-Ammann, Leuthard ha lasciato una chiara impronta in una istituzione dove i membri tendono a livellarsi nella tradizionale ricerca di un ampio consenso. Secondo l’argoviese, il lavoro nell’esecutivo è però cambiato negli ultimi anni “perché la Svizzera è più vulnerabile, nonostante ci sia una situazione di stabilità” e ha criticato i partiti per “la loro maggiore volontà di influenza nel Consiglio federale”, quando ai membri del governo serve distanza. Più grigio il risultato del lavoro di Schneider-Ammann, che non è riuscito a imprimere grandi accenti, nonostante il 23 settembre sia stata riconfermata alle urne la sua politica agricola con la bocciatura delle due iniziative che chiedevano un radicale cambio.
La traccia profonda nella sua carriera di ministra dell’ambiente (dal 2010) la Leuthard la lascia con il dossier sulla svolta energetica con la promozione della nuova strategia energetica 2050. Una vasta riforma che ha sancito la fine della era atomica e ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 e sviluppare le fonti rinnovabili. Gli insuccessi sono stati minimi: la bocciatura dell’aumento di prezzo del contrassegno autostradale e di recente lo scandalo sulle manipolazioni contabili di Autopostale, sul quale non è accertato quando ne era al corrente. Doris Leuthard ha bruciato le tappe della sua carriera politica entrando a soli 43 anni nel governo al posto di Joseph Deiss, in una fase di rinnovamento per un PPD più aperto e moderno, del quale lei è stata una delle figure simbolo. Sempre molto cordiale e simpatica, capacità di esprimersi in tre lingue, ma soprattutto competente, virtù che le ha portato molti apprezzamenti nella Berna politica. L’addio della carismatica Leuthard lascerà un vuoto nel governo che non sarà facile colmare per il PPD.
L’industriale Schneider-Ammann non ha invece raggiunto la popolarità, anzi alcuni politici avevano messo in discussione se fosse il profilo giusto per far parte del Consiglio federale. Il bernese non è mai riuscito con le sue esperienze da industriale a entrare nel mondo del governo. Le critiche verso la sua persona sono scaturite per la sua mancanza di dinamismo e personalità. Schneider-Ammann è stato a disagio con i media e spesso i suoi discorsi sono stati goffi e incomprensibili, anche per le qualità di pessimo oratore. Il suo bilancio di ministro è stato modesto, l’unico successo apprezzato è stata la conclusione dell’accordo di libero scambio con la Cina. Da ministro dell’economia non è riuscito a soddisfare le attese, criticato anche dalla destra economica. Decisioni chiave non si riscontrano nel suo mandato e ultimamente i sindacati sono stati ostili nelle trattive con l’Ue sulle misure di accompagnamento. La corsa alla successione dei due dimissionari è aperta e si notano le prime pressioni per la scelta di candidate femminili per una equilibrata rappresentanza dei sessi in Consiglio federale, per non rischiare che resti la sola Simonetta Sommaruga. Il nome di una figura papabile per succedere a Schneider-Ammann è noto. Si tratta della senatrice sangallese Karin Keller-Sutter, già candidata e sconfitta nella elezione di Schneider-Ammann. L’elezione è prevista per il 5 dicembre.
Gaetano Scopelliti