I capi dei clan della Cirenaica rivendicano l’autonomia e l’Islam come base della vita civile
Della Libia non si parla più da settimane, ma non per questo tutto procede bene dopo la fine del regime del colonnello Gheddafi. Anzi, a giudicare dalle notizie e dagli eventi che provengono dal nostro dirimpettaio a Sud-Ovest, le cose non vanno affatto bene. La Libia, come si sa, è divisa geograficamente ma anche politicamente in due. C’è la parte orientale, la Cirenaica, con capitale Bengasi, e la parte occidentale, la Tripolitania, con capitale Tripoli. La protesta nei confronti di Gheddafi partì proprio dalla Cirenaica, piena di pozzi petroliferi e di risorse naturali, ma Gheddafi, che nel 1964 abrogò lo Stato federale, non capì i motivi della protesta, anzi, non li volle capire, e col passare dei mesi la situazione, complice anche l’intervento Onu, precipitò fino alla capitolazione del colonnello, morto ammazzato.La rivolta contro il colonnello fu portata avanti dal Consiglio nazionale transitorio (Cnt), in cui confluirono ex ministri del precedente regime e oppositori, ma chiuso il capitolo Gheddafi, si è riaperto quello che riguarda lo Stato federale, cioè l’autonomia della Cirenaica dalla Tripolitania. Della creazione di questi due Stati si era parlato già nel corso delle proteste, ma non si arrivò a nulla, allora. Ora, dicevamo, se ne riparla in maniera ultimativa. I capi delle tribù e delle milizie delle province orientali la settimana scorsa hanno proclamato l’autonomia della Cirenaica. Non è una dichiarazione d’indipendenza, nel senso di un altro Stato sovrano, no, almeno in questa fase. E‘ la dichiarazione di autonomia all’interno di uno Stato libico federale, esattamente come era prima del 1964.La dichiarazione di autonomia è stata accompagnata dalla richiesta di una nuova Costituzione che sancisca uno Stato federale, ma le richieste non si fermano qui. Ce n’è un’altra che ha fatto drizzare le orecchie a tanti, in primo luogo ai vertici del Cnt, i quali già l’hanno bocciata. Di che si tratta? La nuova Costituzione dovrebbe riconoscere l’Islam come base della vita civile. Insomma, si sta realizzando quello che molti temevano e cioè che caduto Gheddafi i Fratelli Musulmani si sarebbero impadroniti degli Stati in cui era sorta la ”primavera araba”. La Tunisia non ha affatto raggiunto né la stabilità economica, né quella politica, in Egitto, come sappiamo, alle elezioni hanno vinto proprio i Fratelli Musulmani che reclamano l’allontanamento dei militari e l’instaurazione dell’Islam. In Libia la situazione è quella che stiamo decrivendo. I capi dei clan della Cirenaia hanno messo a capo di tutti coloro che chiedono uno Stato federale con base Islam il pronipote dell’ex re Idris, l’ultimo a regnare prima della svolta militare che lo depose. Tra l’altro, Ahmed Zubair al-Senussi, questo il nome del pronipote dell’ultimo re, è stato, a 77 anni, colui che ha guidato la rivolta contro Gheddafi dalla Cirenaica. Se la richiesta della Cirenaica dovesse andare in porto, ciò non avverrebbe pacificamente, ma solo a prezzo di scontri e probabilmente anche di una nuova guerra civile. Il Cnt ha già respinto il progetto di un nuovo Stato federale libico, ma, come si può immaginare, i capi dei clan intendono tirare dritto per la loro strada, per cui non è possibile valutare ora ciò che succederà in futuro. La guerra civile, però, non è esclusa dagli esperti di questioni libiche.
Se ciò avvenisse, vorrebbe dire che a Sud dell’Italia (e dell’Europa) potrebbe crearsi uno Stato se non ostile, certamente non amico, né dell’Italia, né dell’Europa stessa. Per cui, gli Usa e l’Europa avrebbero appoggiato la rivolta contro Gheddafi – che si era già riavvicinato all’Occidente – per favorire la nascita di uno Stato non amico, il quale, sommato al gruppo di altri Stati caratterizzati dalla primavera araba con esito a favore dei Fratelli Musulmani, andrebbe a rafforzare la coalizione antioccidentale. Davvero un bel capolavoro. [email protected]