Intervista ad Angelo Barrile, Consigliere cantonale, candidato al Consiglio nazionale
Sei candidato al Consiglio nazionale, quali sono le idee e innovazioni che vuoi portare?
Per me la cosa più importante è la rappresentanza dell’emigrazione nel parlamento svizzero. Infatti quasi un terzo della popolazione svizzera appartiene alla prima o seconda generazione di emigrati e non hanno portavoci a Berna. Quindi l’innovazione sarebbe mostrare ai nostri connazionali, che è importante esprimersi anche in politica per avere più influenza e che è possibile, anche con origini straniere.
Hai degli obiettivi politici principali che ti prefiggi di raggiungere con questa eventuale nuova carica?
Sì, in ogni caso. Voglio impegnarmi affinchè tutte e tutti abbiano la parità di condizioni senza essere discriminati: emancipazione, integrazione, pari opportunità per tutti i membri della nostra società, delle varie minoranze, indipendentemente dal sesso, dalla razza e dallo stile di vita.
Come tanti doppi-cittadini, sei cresciuto anche tu tra due culture, quella italiana e quella svizzera, come vivi questa situazione?
La vivo come tanti altri nostri connazionali. Per me è una chance potere mediare tra le due culture, perché il dialogo in politica per me è l’ arma più potente. La popolazione in Svizzera è multiculturale e quindi è necessario che le persone si trovino a loro agio in entrambe le culture. Anche se poi tante volte non è così facile. Dobbiamo dare un contrappeso alle tendenze xenofobe che diventano sempre più forti!
Questo essere doppio-cittadino può essere considerato un valore aggiunto per la situazione politica svizzera. In quali settori credi che possa maggiormente giovare questa condizione?
Io penso che può aiutare in tutti i settori. Infatti la nostra vita quotidiana non si svolge solo al lavoro, nel tempo libero o in politica. È una miscela che bisogna sfruttare. In politica noi doppi-cittadini abbiamo anche il compito di rappresentare tutti quelli, che non hanno il diritto di voto. Per esempio i nostri genitori.
Da medico generico, la sanità pubblica è uno dei campi che ti interessa particolarmente, cosa può fare la politica in questo settore?
Come medico naturalmente mi impegno nella politica della sanità. Il nostro sistema sanitario è costantemente al centro dell’attenzione politica e mediatica dove però si discute quasi esclusivamente di costi. I malati e coloro che ci lavorano, sono spesso percepiti come un semplice fattore di costo, in tutto ciò si dimentica il lato umano, la funzione sociale della sanità! Io oltre ai numeri vedo le persone! Più si taglia nel settore pubblico più curarsi tende a diventare un lusso per chi può permetterselo, portando inevitabilmente ad una medicina di prima e seconda classe.
Per la tua professione quindi sei in stretto contatto con le persone e con le loro situazioni sociali. Queste esperienze possono essere utili in ambito politico?
Sì, infatti sono molto importanti. Sul lavoro ogni giorno vedo non solo le sofferenze dovute a malattie, ma anche la situazione sociale delle persone più deboli della nostra società. Quindi è anche mio dovere dare una voce a quelle persone che nella vita hanno avuto meno fortuna di me. Il mio impegno politico è anche un modo di mostrare la mia gratitudine alla società. E siccome a Berna vengono elaborate le leggi che valgono per tutto il paese, io vorrei impegnarmi laddove la nostra influenza è massima.