Sei donne sono state stuprate alla periferia di Marsiglia ma, malgrado le tracce organiche trovate, non si riesce a individuare il vero colpevole
Esiste il delitto perfetto? Difficile dirlo, anche perché ogni delitto può essere perfetto, a condizione che non ti scoprano. E’ probabile che più che di delitto perfetto si dovrebbe parlare di un delitto compiuto con il concorso di condizioni e fattori tali che non si ricavano prove per risalire all’autore. Se una persona va a passeggio per una stradina di campagna e una persona che attraversa quella stessa stradina proveniente da molto lontano l’ammazza con un colpo di bastone in testa e se ne va portando con sé il bastone senza essere visto da nessuno e prosegue come se nulla fosse andandosene all’estero, magari al suo Paese, passando per una frontiera affollata, senza essere notato e senza ritornare mai nei luoghi dove ha commesso il delitto, ecco, questo potrebbe trattarsi di un delitto con serie difficoltà a scoprirne l’autore. Devono esserci, però, una serie di circostanze, tutte favorevoli all’assassino, difficilmente ripetibili.
Tutta questa premessa per parlare non di un omicidio, ma di una serie di stupri, tutti commessi con le stesse modalità, in Francia, alla periferia di Marsiglia, nei cui paraggi, a distanza di tempo l’una dall’altra, sei donne rientravano a casa per stradine non frequentate e male illuminate E’ difficile che sei stupri possano essere stati commessi senza che le vittime non abbiano un indizio, e infatti gl’indizi ci sono. Anzi, non si tratta di soli indizi, ma di ben altro, per esempio di una telecamera che ha inquadrato lo stupratore e addirittura di tracce biologiche, che dovrebbero inchiodare l’autore e invece ci sono state delle sorprese che nessuno avrebbe potuto mai immaginare. Le sei vittime, di età compresa tra i 28 e i 76 anni (forse era la mancanza di luce a non far vedere il volto della vittima allo stupratore o magari semplicemente assaliva chi gli capitava a tiro), alla fine hanno riconosciuto il loro aggressore, a cui portavano le altre tracce. Senonché, quando gl’inquirenti sono andati a casa del malvivente, si sono trovati di fronte alla sorpresa. Il soggetto non era solo, con lui c’era il fratello gemello, praticamente identici. Chi arrestare? Elwin o Yohan? Per ora nessuno dei due, ma la seconda sorpresa non si è fatta attendere. Il Dna di Elwin era identico a quello di Yohan. Chi dei due era lo stupratore? Difficile dirlo, anche perché la prova della telecamera dava lo stesso risultato del Dna. Essendo uguali come due gocce d’acqua – Elwin e Yohan sono gemelli monozigoti – non si poteva arrestare l’uno senza pensare che si trattasse dell’altro, a meno che non s’ipotizzasse che gli stupratori erano tutti e due, cosa tra l’altro difficile da dimostrare.
Ovviamente, Elwin dice che non è lui lo stupratore, Yohan dice la stessa cosa. E’ evidente che uno dei due mente (o tutti e due?), ma il difficile è stabilire quale, perché senza sicurezza vale il principio secondo cui è meglio un colpevole fuori che un innocente dentro.
Se fosse successo in altre epoche, proprio la soluzione appena prospettata sarebbe stata quella adottata, ma oggi non è più come ieri, ci sono apparecchiature sempre più sofisticate che sono capaci di spaccare il capello non in quattro ma in quarantaquattro, e allora gl’inquirenti non si sono dati per vinti e aspettano. Non essendo, infatti, sufficiente l’esame di Dna, perché dà risultati praticamente uguali, c’è il passo successivo, quello di esami ancora più complessi e più approfonditi, che sono molto costosi e molto più precisi, che solo alcuni laboratori in Francia sono in grado di effettuare. Per il costo, non è un problema, andare fino in fondo e scoprire chi dei due è lo stupratore vale più di un qualsiasi prezzo. Ci vuole un po’ di tempo, ma presto si arriverà a capo del mistero.
Sempre sperando che le sorprese siano davvero finite.