Sparsi su tutto il territorio nazionale sono diventati un’icona del Paese
Dopo i tulipani, sono loro il simbolo nazionale olandese per eccellenza: stiamo parlando dei mulini a vento che in Olanda sono un po’ ovunque, basti pensare che solo a Amsterdam ne possiamo ammirare 8, mentre su tutto il territorio nazionale se ne possono contare almeno un migliaio. Secondo una tradizione secolare il proprietario di ogni immobile doveva infatti costruire un proprio mulino per una specifica funzione, macina o frantoio o altro ancora.
Tra i più importanti non si possono non citare i famosi 19 mulini a vento di Kinderdijk, costruiti intorno al 1740 e inseriti, nella seconda metà degli anni novanta, nella lista del patrimonio dell’Umanità dell’Unesco perché considerati prova dell’ingegno umano nella bonifica e nella protezione del territorio. Ad appena 15 chilometri da Rotterdam, nei pressi di Dordrecht, la città più antica dei Paesi Bassi, furono costruiti per mantenere asciutto il bassopiano Alblasserwaard e rappresentano da sempre un’icona per tutti gli olandesi: fanno parte di un più vasto sistema di gestione delle acque volto a prevenire le inondazioni e oggi simboleggiano l’attività di controllo delle acque dei Paesi Bassi. Per raggiungere Kinderdijk si può utilizzare il famoso Waterbus, l’autobus acquatico che consente, durante la navigazione, di ammirare il paesaggio circostante.
Il sito di Kinderdijk è composto da 8 mulini a vento in mattoni disposti nella zona del canale Nederwaard (costruiti nel 1738), 8 mulini a vento di paglia nella zona del canale Overwaard (risalenti al 1740), 2 mulini a vento in pietra nel polder Nieuw Lekkerland (edificati nel 1760) ed 1 mulino a vento nel polder Blokweer (costruito nel 1521, bruciato nel 1997 e restaurato nel 2000). I primi 8 mulini, realizzati in ardesia e mattoni, furono terminati nel 1738.
Il mulino Nederwaard, che ospita il museo, è ancora perfettamente funzionante. L’edificio fu musealizzato dopo essere stato abbandonato dall’ultimo abitante nel 1950; è aperto ai visitatori ed offre una visione complessiva dell’antico funzionamento e delle condizioni di vita dei suoi abitanti. Risiedere e lavorare in un mulino, infatti, non era facile: i mugnai avevano famiglie numerose spesso composte da 10 o 12 figli e vivevano con grandi sacrifici, grazie ai frutti della terra, all’allevamento del bestiame e alla pesca.
Erano costretti a vivere all’interno dei mulini perché dovevano monitorare costantemente il livello dell’acqua ed eventualmente intervenire seguendo la direzione del vento e cambiando la posizione delle pale. Di fronte al Museum Windmill Nederwaard, si trova un museo pensato per i bambini, per insegnare loro come funzionavano i mulini e quanto erano importanti per la piana dell’Alblasserdam. A parte i musei, gli altri 17 mulini sono di proprietà privata ma in estate contribuiscono a rendere il paesaggio incantevole portando indietro nel tempo i visitatori e catapultandoli in un’altra epoca con le pale che ruotano come se nulla fosse cambiato dalla metà del ‘700 ad oggi.
Secondo un’antica leggenda, il nome del sito viene fatto risalire alla devastante alluvione del 1420 quando una culla contenente un bambino e un gatto, si adagiò proprio sulla diga, dopo essere stata trascinata dalla turbolenta corrente: in olandese Kinderdijk significa infatti ‘Diga dei Bambini’.