In attesa della piena ripresa delle attività economiche, torniamo alla recente kermesse cinematografica svoltasi in Ticino.
Potremmo riassumere la 76° edizione del Festival del Cinema di Locarno, è di questo che stiamo parlando, come una esperienza circolare.
Nel giro di tre settimane dall’annuncio di nomina della nuova presidente la manifestazione ha esaurito il suo calendario ed abbiamo lasciato a malincuore i luoghi che per gli undici giorni della rassegna hanno promosso la cittadina sulle rive del Verbano a capitale mondiale della cultura italofona.
La convinzione e l’entusiasmo che animava gli addetti ai lavori ed il personale di supporto alla accoglienza di pubblico e professionisti, lo abbiamo infatti trovati replicato e moltiplicato alla conclusione.
Non c’è quindi miglior modo per descrivere il significato di Locarno 2023: il Festival è pronto a ripartire, a confermarsi come patto di paese a livello nazionale, e parimenti aggregatore globale della cultura italofona nel mondo.
La parola d’ordine di questa edizione è stata: esserci e non mancare; comunque, ovunque, sempre, a qualsiasi degli eventi in programma.
Trecentocinquanta, secondo l’agenda ufficiale: ma forse é una stima per difetto, che nel corso dei giorni l’entusiasmo contagioso tra i presenti ha moltiplicato oltre ogni possibilità di conto.
Esserci e non mancare, dicevamo, per cogliere gli indizi di quanto ci attende tra dodici mesi: e allora esaminiamolo, questo avvenire, per area di interesse.
Cinema, come linea di confine nell’attesa di una nuova era.
La fabbrica dei sogni che ha preso vita sullo schermo d’argento della Piazza Grande locarnese ormai si avvia ad un confronto con gli orientamenti strategici della nuova presidenza, pronta a rivoluzionare il percorso sinora condiviso da produttori, consumatori ed i mediatori di arte & dintorni.
Il miglior pronostico su quanto sta per accadere forse è sottolineare che è il risultato di una decisione unanime degli attuali organi direttivi del Festival.
Cinema e tecnologia, ovvero digitalizzazione.
È un rapporto in cerca di soluzione. Lo ha sottolineato la assenza di Kate Blanchett, guest star internazionale, assente perché solidale con i colleghi statunitensi in sciopero contro il dilagare, per ora solo oltre oceano, della intelligenza artificiale nel mondo del cinema.
Cinema e società: è un dialogo non più confinato ad una precisa “espressione geografica”, ma che ormai ipoteca la nostra coscienza sociale.
Lo hanno testimoniato le numerose produzioni indipendenti e confermato il Pardo d’Oro al film Critical Zone, le peregrinazioni notturne di uno spacciatore di stupefacenti da distribuire ad altrettanti disperati in fuga dalle miserie della loro realtà quotidiana, girato con mezzi di fortuna, clandestinamente, per sottrarsi ai divieti della autorità iraniane.
Cinema e dintorni, ovvero il mondo.
Lo ha ricordato il Diplomacy Day, la giornata riservata agli ambasciatori esteri accreditati della Confederazione.
È stato il canto di addio dalla scena pubblica di Marco Solari.
Presidentissimo della manifestazione locarnese per 23 interminabili anni, oggi acclamata e già rimpianta coscienza del Festival per un tempo che non avrà mai fine.
“La vera frontiera del nostro continente”, ha ricordato Solari alle autorità presenti, “è la cerniera fra nord e sud”, e la rassegna locarnese è forza motrice del dialogo fra questi due mondi.
Cinema e fedeltà di progetto: ci riferiamo ai main sponsors della manifestazione locarnese, il gruppo UBS, la Mobiliare e Swisscom.
Ultimo, ma non solo: Swatch, marchio famoso nel mondo come e quanto il Festival.
Nella città locarnese, il gruppo di Bienne ha ricreato l’atmosfera creativa dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai, la residenza artistica dove giovani talenti provenienti da tutto il mondo sono liberi di esprimere la loro creatività sul tema “Love is Love”
Lasciamo infine spazio al Direttore artistico Giona Nazzaro per commentare il backstage, il dietro le quinte, di una manifestazione come quella locarnese: “organizzare un festival è una operazione complessa. La squadra dei nostri professionisti è costantemente al lavoro nei confronti della industria cinematografica per sviluppare un progetto di conoscenza universale che intercetta e rinnova il dialogo la odierna diversità dei modi di utilizzo. Questa la strategia con cui consolidiamo il radicamento e la credibilità del Festival di Locarno a livello globale”.
di Andreas Grandi e Nicoletta Tomei