Rimasto incompiuto a causa della morte del suo autore, “The Other Side of the Wind” vede finalmente la luce
Nel 1985 muore Orson Welles, attore, regista e produttore cinematografico statunitense, nonché uno delle figure artistiche più affascinanti del XX secolo. Alla sua morte l’artista stava lavorando a quello che sarà il suo ultimo film, “The Other Side of the Wind”, opera che rimase incompiuta e considerata da molti la sua pellicola più importante. Il film, quindi, da allora non vide più la luce e rimase chiuso in un magazzino di Parigi sotto forma di oltre mille pizze di negativi contesi tra i titolari dei diritti di autore. Ma adesso, in coincidenza con i 100 anni dalla nascita del regista, pare che la pellicola possa finalmente essere proiettata per la prima volta in assoluto il 6 maggio 2015. Girato dal 1970 al 1975 e ispirato liberamente a Ernest Hemingway e alla carismatica e tormentata figura dello stesso Welles, “The Other Side of the Wind” è un film in un film che racconta il tentativo di un vecchio regista indipendente interpretato da John Huston di resuscitare la sua carriera battagliando contro l’establishment di Hollywood per finire un’opera iconoclastica.
Nel cast anche Susan Strasberg, Lilli Palmer, Dennis Hopper e Peter Bogdanovich che interpreta se stesso nelle parti di un giovane regista emergente. Rimasto incompleto a causa della morte di Welles, il film è stato al centro di una contesa tra i titolari dei diritti d’autore che includono l’unica figlia di Welles, Beatrice, la sua compagna e collaboratrice per “Citizen Kane” Oja Kodar e un cognato dello scià di Persia. È grazie alla Royal Road Entertainment, una casa di produzione di Los Angeles che sembra essersi risolta la contesa tra le parti in causa e la casa di produzione promuoverà la distribuzione del film all’American Film Market di Santa Monica concludendo un accordo tra le parti per la cessione dei diritti. La stesura un finale si è avvalsa dei tantissimi appunti lasciati da Welles e da un primo montaggio di 40 minuti di scene girate in bianco e nero, a colori e in vari formati. “Tutto ha cominciato a muoversi improvvisamente”, ha detto la Kodar al New York Times confermando di aver essersi messa d’accordo con le altre parti accettando di dare luce verde. Secondo Frank Marshall, che aveva lavorato alla produzione, “siamo arrivati a un momento in cui, più si aspetta, meno ci sara’ gente in giro che Sto arrivando! cosa voleva fare Welles”. Marshall, un collaboratore di Steven Spielberg, aveva lavorato invano per anni con Bogdanovich per portare la pellicola alla luce del sole, al New York Times il produttore statunitense ha dichiarato che si impegnerà affinché i negativi delle 1083 “pizze” ritrovate diventino un’opera completa. “Promettimi che lo finirai, qualsiasi cosa mi succeda” ha detto Marshall citando il regista. “Me lo chiese lui nel 1970”, ha precisato.