Per contrastare la crescente potenza cinese e la minaccia nordcoreana
Il Giappone si trova a operare in un contesto regionale sempre più difficile in cui la crescente potenza cinese, il consolidamento della Corea del Nord come potenza nucleare e le incertezze sul futuro impegno statunitense rappresentano criticità che tolgono il sonno al primo ministro Shinzo Abe. Che, dal suo arrivo al governo nel 2012, ha sempre fatto approvare aumenti nelle spese per la difesa.
Il capo del governo nipponico, arrivato al governo nel 2012, ha continuato costantemente a lavorare per allargare gli spazi di operatività della Forze di autodifesa (Jieitai) nipponiche, allargando le maglie interpretative della Costituzione giapponese, che all’Articolo 9 esclude per Tokyo la possibilità di avere forze armate. Obiettivo finale di questa azione è la riforma di quello stesso articolo della Carta fondamentale, scritta di fatto dall’occupante americano dopo la sconfitta nipponica nella seconda guerra mondiale, con l’inserimento di uno specifico riconoscimento dell’esistenza del Jieitai.
L’altro fronte su cui, tuttavia, Abe ha agito è quello dell’aumento dell’adeguamento dei sistemi di difesa nipponici, rasentando spesso i limiti imposti dalla stessa costituzione sulla possibilità di dotarsi di armi utilizzabili anche a scopo offensivo. Ogni anno ha registrato una cifra record.
A fine dicembre, Abe ha presentato un piano che prevede una spesa per la difesa da 215 miliardi di euro per il quinquennio fino al 2024. Tra i programmi principali previsti: l’acquisizione di sistemi antimissilistici di superficie Aegis Ashore, l’acquisto di aerei F-35A, la previsione che due portaelicotteri di classi Izumo vengano trasformate in portaerei leggere capaci di portare fino a 24 F-35B (aerei a decollo rapido e atterraggio verticale). Una mossa, quest’ultima, chiaramente pensata per contrastare lo sviluppo cinese di una propria flotta di portaerei.
Per l’anno fiscale 2019 (che in Giappone comincia ad aprile) il budget per la difesa messo sul tavolo da Abe è di 42 miliardi di euro, con un incremento del 2,1% anno su anno.
L’acquisto più consistente è quello di due sistemi antimissilistici di superficie Aegis Ashore per 1,8 miliardi di euro. Aegis è un sistema di difesa missilistica sviluppato dall’Agenzia di difesa missilistica Usa con componenti tecnologici di fornitori come Lockheed Martin e Raytheon.
Un’altra grande commessa è quella per sei aerei da guerra F-35A per 725 milioni di euro, costruiti da Lockheed Martin.
Per quanto riguarda le Forze di autodifesa marittime, oltre al programma di trasformazione delle portaelicotteri in portaerei leggere, c’è in programma la costruzione ex novo di due cacciatorpediniere di nuova classe per 78,7 milioni di euro e di un nuovo sottomarino per 56,2 milioni di euro.
La spesa militare giapponese, in realtà, è ancora molto limitata rispetto a quella dei principali partner e concorrenti regionali, a partire dall’alleato statunitense, che ha un budget 686 miliardi di dollari per quest’anno, e della Cina, che nel 2018 ha speso 175 miliardi di dollari.
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