Secondo i magistrati chi ha ucciso Melania Rea è il marito
La procura di Teramo aveva chiesto il giudizio immediato per Salvatore Parolisi, in carcere da luglio, e il Gip l’ha concesso. Il processo inizierà il 27 febbraio. Di tutta una serie di delitti che hanno avuto una vastissima risonanza, quello di Melania Rea è un altro che si avvia verso il processo. Ancora buio invece per Yara Gambirasio e tanti altri che sono successi prima e dopo, ma a qualche settimana dall’inizio del processo per l’assassinio di Sarah Scazzi lo seguirà quello, appunto, di Melania Rea, la giovane mamma di Somma Vesuviana trovata morta il 21 aprile 2011 in un punto di Ripe di Civitella, in provincia di Teramo. La donna, a detta del marito, si era allontanata da Colle San Marco, dove erano andati per trascorrere un pomeriggio al parco giochi con la loro figlia di quasi due anni, per andare al bagno e poi non era più ritornata. Il suo corpo fu ritrovato a circa dieci km da lì, a Ripe di Civitella, trafitto da 35 coltellate e mezzo svestito, con una siringa conficcata nel seno. Il ritrovamento fu preceduto da una telefonata anonima al 113 che informò del luogo esatto dove si trovava la donna. Il “telefonista”, che non è mai stato identificato, certamente fu un passante che per caso avvistò il corpo e, per non avere noie con gli inquirenti, fece una telefonata anonima. Per chiedere ed ottenere il processo immediato, significa che i magistrati hanno prove schiaccianti sulla colpevolezza del marito, Salvatore Parolisi, il quale, evidentemente, nega. In assenza di notizie certe, che avrebbero – il condizionale è d’obbligo – convinto i magistrati a ritenerlo colpevole, ci sono una serie di lacune nella ricostruzione dell’accaduto da parte di Parolisi stesso, e una serie enorme di omissioni, poi venute alla luce attraverso le intercettazioni ambientali. Il primo elemento che avrebbe convinto i magistrati di essere sulla pista giusta è che effettivamente Parolisi, Melania e la figlioletta erano andati a Colle San Marco, ma le foto si riferiscono a dieci giorni prima. Quel giorno, secondo gli inquirenti, Melania si trovava a Ripe di Civitella, dove fu raggiunta dal marito e uccisa. Il fatto che la donna avesse i pantaloni abbassati molto probabilmente vuol dire che aveva fatto un bisogno e che era stata assalita alle spalle da una persona che lei conosceva e che, secondo i magistrati, era proprio il marito. I due si erano baciati non da molto tempo – le tracce biologiche lo confermano – e poi, sembra, deve essere scoppiata una lite, certamente a causa della relazione che Salvatore Parolisi aveva con la recluta Ludovica e di cui Melania era al corrente.
D’altra parte, prima, durante e appena dopo la sparizione e il ritrovamento del corpo della donna, Parolisi e Ludovica hanno comunicato tra di loro tramite telefonino. Tutte le conversazioni sono infatti state registrate e ritenute compromettenti per l’uomo. Il quale, parlando della moglie sparita e, dopo che era stata ritrovata, morta, non ha mai versato lacrime, perché, ha sempre detto nelle varie interviste televisive che ha rilasciato, non voleva “dare soddisfazione” a chi aveva ucciso Melania. Una motivazione, bisogna comunque ammettere, che sembra senza né capo, né coda. Le accuse dei magistrati, tuttavia, si concentrano sulle prove dei periti dei carabinieri che riguardano le allusioni fatte con la sua amante Ludovica, la traccia di una scarpa lasciata sul piedistallo in legno della casetta, anch’essa in legno, presso cui fu ritrovato il corpo, i vestiti che l’uomo indossava la mattina e quelli che indossava il pomeriggio, gli spostamenti e la registrazione che di questi ne avrebbero fissato le celle telefoniche, la sua stessa testimonianza di aver visto la posizione del ritrovamento del corpo della moglie su un forum che l’amico gli avrebbe mostrato e che invece non risulta vero. Infine, le 35 coltellate, che sono la dimostrazione di un delitto d’impeto, commesso per una rabbia forsennata, quella stessa rabbia che potrebbe essere esplosa in seguito al rifiuto della moglie Melania di concedergli il divorzio. Il processo si aprirà a circa dieci mesi dal delitto e, stando all’aggettivo “immediato”, potrebbe concludersi proprio alla scadenza di un anno dai fatti. I magistrati non sono i soli a ritenere che Salvatore Parolisi sia colpevole, ci sono anche i familiari di Melania, il fratello e i genitori, che hanno avuto in affido temporaneo la piccola Vittoria, ma la verità, se verrà davvero a galla, potrà venire solo da un regolare processo.