Tu quoque, Brute, fili mi! (Persino tu, Bruto, figlio mio) pronunciò Giulio Cesare mentre veniva pugnalato alle spalle dai congiurati, tra i quali con sua grandissima sorpresa e dispiacere riconobbe proprio il “figlio”. Era il 44 a.C. quando si consumarono quelle che furono ricordate nella storia come “Idi di marzo”, e nonostante tutto il tempo trascorso da allora, il genere umano non ha perso il piacere di pugnalare alle spalle. Così come Cesare, tradito, deve sentirsi Beppe Grillo, l’elevato, il garante nonché l’effettivo fautore del fenomeno “Movimento 5 stelle”, e che, adesso, ne è completamente tirato fuori grazie all’iniziativa di Giuseppe Conte, proprio lui, lo sconosciuto professore universitario che ha trovato il suo ruolo – il più alto per un momento – nella politica italiana proprio grazie a Grillo.
Dall’elevato all’espulso, il passo non è stato tanto breve quanto ovvio, perché da diverso tempo ormai il Movimento non si riconosceva più in quello che era stato il concetto primordiale generato da Grillo, Casaleggio e i fedelissimi. Da tempo era necessario mettere ordine in questo Movimento che è entrato nel caos più assoluto, anzi probabilmente è più corretto dire che dal caos che lo ha generato non è mai uscito. E Giuseppe Conte, con una mossa magistrale, è riuscito a mettere un primo ordine a queste stelle oramai comete scadute, trasformando il Movimento in partito politico, proprio quello che non doveva essere dal principio.
E per fare questo colpo, Conte ha usato la Costituente che di fatto ha votato a favore della rimozione del limite dei 2 mandati per gli eletti ( 72,08% dei votanti tra gli iscritti del Movimento 5 stelle). È stata prima di tutto approvata la cancellazione della figura del garante-Grillo (l 63,24% dei votanti tra gli iscritti del Movimento 5 stelle si è detto favorevole all’eliminazione della figura del garante. Il 29,09% si è detto contrario, mentre il 7,67% si è astenuto) e con esso Grillo si vede anche sfumare i 300 mila euro che riceveva dal Movimento. Cambia anche il “non posizionamento” politico che adesso la Costituente ha individuato nei ‘progressisti indipendenti’ (il 36,70%), mentre gran parte dei votanti (ben l’81,20%) ha negato il divieto alle alleanze politiche.
Molti pensano – non completamente a torto – che con queste votazioni si è assistito allo snaturamento del Movimento 5 stelle stravolgendolo nelle sue fondamenta, è vero per molti aspetti, non è vero però in quell’ “uno vale uno” del Movimento, che non è mai esistito, perché di fatto Grillo ha sempre deciso quello che si doveva e poteva fare, lui in quanto “garante”, per non dire leader perché fortemente utilizzato nel gergo dei partiti. Adesso il Movimento è ufficialmente un partito e si può dire leader.
Adesso, grazie a questo voto degli iscritti al Movimento, Conte è diventato il leader di un partito, spodestando Grillo, il garante di un movimento ipocrita dove non è mai stato vero che “uno vale uno”.
Cosa è successo durante questo Convegno Nova, oltre alla naturale spoliazione delle ipocrite vesti di non partito? È successo semplicemente che il “vaffa day”, questa volta, se l’è beccato Grillo!
Redazione La Pagina