Dopo l’uccisione di Hassan Nasrallah venerdì scorso in Libano, è inevitabile temere ancora di più un possibile inasprimento della guerra in Medioriente con maggiore possibilità di coinvolgere sempre più parti. Per questo si teme in maniera effettiva una “guerra totale” nell’accezione che indica un coinvolgimento di più parti al conflitto in atto, con l’uso di tutte le armi e strategie immaginabili in possesso.
Che reazione ci si aspetta dall’Iran? Potrebbe essere questa la scintilla per innescare, come si teme, lo scoppio di una guerra totale? Già il fatto che se ne consideri l’opzione dovrebbe farci preoccupare, come preoccupato appare il Presidente degli USA, timoroso che l’Iran possa pianificare un attacco contro Israele in seguito all’uccisione del leader del Partito di Dio. Non a caso pare che gli Usa stiano preparando con Israele difese congiunte per respingere un eventuale attacco. Biden alla domanda su una possibile “guerra totale” ha esplicitamente risposto: “Dobbiamo davvero evitarla”. Non si evita ciò che non può colpirci.
Però, nello stesso tempo, Israele non accetterà un cessate il fuoco in Libano senza prima l’allontanamento di Hezbollah dal confine settentrionale. Inoltre, nelle ultime ore, c’è stato un attacco da parte di Israele all’interno delle mura di Beirut, a dimostrazione del fatto che non abbiano alcuna intenzione di fermarsi.
Non è un evento sottovalutabile la morte di Nasrallah, leader di Hezbollah, e con l’intervento TV questa mattina del portavoce del Partito di Dio, Naim Qassem, potrebbero già definirsi le prime conseguenze. È chiaro che alla morte del loro leader seguiranno degli effetti, poiché Hezbollah, tramite il suo portavoce, ha già affermato che con questo attacco “non ci avete fatto nulla” e che “non ci faremo intimorire da questa uccisione”, ma soprattutto che “abbiamo già un piano” di fronte una situazione del genere. Un annuncio che lascia presagire tutto, tranne una tregua o addirittura una resa a quella che definiscono una “occupazione israeliana”.
La morte del leader di Hezbollah è avvenuta dopo ben due settimane di attacchi israeliani in Libano, insieme a più di mille morti e oltre seimila feriti. Questo è il terribile prezzo pagato da civili e innocenti per eliminare il capo di un gruppo terroristico che, sommato al numero di tutti i morti innocenti dall’inizio del conflitto – l’attacco del 7 ottobre dello scorso anno, di cui si avvicina l’anniversario – ci restituisce un quadro di devastazione umana incredibile.
Ma qual è il numero “accettabile” – se mai esiste – di civili e innocenti sacrificabili? Deve pur esistere un limite per il quale tutte le parti attive di questo sterminio umano desistano e capiscano davvero e finalmente che nessuna causa giustifichi mai una guerra. Religiosa, identitaria, di potere o di difesa che sia, non c’è mai una giusta causa ad una tale devastazione umana.
Redazione La Pagina