Un thriller crudo e oscuro sui passaggi impervi e illeciti tra le valli piemontesi ai confini con la Francia
C’è una regola: se si riesce a oltrepassare l’impervio cammino tenendo in bocca una pietra grossa quanto un pollice, risputandolo solo dopo essere arrivato a destinazione e aver consegnato la merce, si diventa di diritto un passeur. E il “padrino” ha il compito di accertarsi che la pietra ci sia ancora. È così che Cesare si dichiara padrino di Sergio, un giovane del villaggio di montagna desideroso di fuggire da quella realtà e che lo ha convinto ad intraprendere l’illecito viaggio per un’ultima volta. I destini di Cesare e Sergio si incrociano perché sono due persone “sconvenienti”, il più anziano è un esperto contrabbandiere uscito dal carcere, il più giovane è diverso dai suoi coetanei che lo considerano strano. La loro condizione e le vicende che ruotano attorno a questi due personaggi li costringono a fidarsi l’uno dell’altro. Cesare, infatti, trova il figlioccio Fausto morto assassinato e decide di fare luce sull’accaduto. Mentre l’evolversi delle situazioni lascia sospettare che dietro l’omicidio ci sia la mano dei trafficanti di droga a cui Fausto doveva consegnare un carico di merce, dall’altro Cesare riesce a scoprire che i nemici possono essere le persone più insospettabili. La soluzione è offerta dalla richiesta di Sergio. Il giovane ha scoperto il gruppo di clandestini nascosti in un rudere in attesa di essere portati aldilà della frontiera italiana, attraversando le impervie vallate alpine che portano alla Francia. È il lavoro lasciato a metà da Fausto. Sotto le continue pressioni del ragazzo, Cesare decide di portare a termine il lavoro con Sergio intraprendendo un viaggio che si rivelerà più insidioso di quel che si sospetta. Tratto dal libro di Davide Longo dall’omonimo titolo, “Il mangiatore di pietre” porta la firma alla regia di Nicola Bellucci, affermato documentarista nella sua prima prova con un film di finzione. L’attitudine al racconto documentaristico è evidente in tutto il film: le inquadrature al dettaglio, l’insistenza sugli scorci ambientali delle valli piemontesi, l’uso del dialetto stretto.
Il mangiatore di pietre è un thriller crudo che cattura più che per il mistero, per l’ambiente, la vita e i personaggi. Cesare è reso nella sua impenetrabile durezza da un bravissimo Luigi Lo Cascio che, anche se si trova alle prese con un ruolo da montanaro, riesce a cogliere la natura rude e introversa del protagonista. La realtà dei contrabbandieri, passeur e trafficanti di droga e il richiamo alle più recenti problematiche di attualità che riguardano i passaggi clandestini di uomini e donne, tutto questo si districa in uno svolgimento lento che si rivela e si risolve solamente alla fine.
Il mangiatore di pietre è visibile nella Svizzera tedesca dal 4 aprile 2019.