1890-1930. Per la prima volta, 60 opere di maestri quali Lovis Corinth, Lyonel Feininger, Erich Heckel, Max Pechstein, Karl Schmidt-Rottluff, Marianne Werefkin, Alexej Jawlensky, Hans Arp, Sophie Taeuber-Arp, George Grosz e altri, ricostruiscono la storia della singolare ‘stazione turistica’ sul Mar Baltico che ogni anno era popolata dai maggiori esponenti delle avanguardie del secolo scorso
Sulle sponde svizzere del lago Maggiore, tornano a riunirsi alcuni dei protagonisti dei movimenti artistici di inizio Novecento, dagli Espressionisti ai Dada, esponenti dell’arte degenerata. Per la prima volta, 60 opere di maestri quali Lovis Corinth, Lyonel Feininger, Erich Heckel, Max Pechstein, Karl Schmidt-Rottluff, Marianne Werefkin, Alexej Jawlensky, Hans Arp, Sophie Taeuber-Arp, George Grosz e altri, ricostruiranno la storia della singolare ‘stazione turistica’ sul Mar Baltico che ogni anno era popolata dai maggiori esponenti delle avanguardie del secolo scorso. Dall’11 marzo al 10 giugno 2012, il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona ospiterà la mostra Il mar Baltico delle Avanguardie (1890-1930), che presenterà i lavori di alcuni protagonisti dei movimenti artistici di inizio Novecento, dagli Espressionisti ai Dada, esponenti dell’arte degenerata. Curata da Mara Folini, direttrice del Museo di Ascona, l’iniziativa proporrà 60 opere di artisti quali Lovis Corinth, Lyonel Feininger, Erich Heckel, Max Pechstein, Karl Schmidt-Rottluff, Marianne Werefkin, Alexej Jawlensky, Hans Arp, Sophie Taeuber-Arp, George Grosz e altri, che, nel primo quarantennio del secolo scorso, frequentarono i territori del Meclemburgo e della Pomerania (geograficamente identificabili tra il mar Baltico, lo Schleswig-Holstein, la Bassa Sassonia, il Brandeburgo e la Polonia), contribuendo alla formazione di una sorta di “stazione turistica” di artisti internazionali. Questi maestri, nel confronto con tali luoghi di pace, trovavano conforto per riequilibrare le sollecitazioni turbolente delle città. I loro soggiorni estivi si configurano così come fughe dalla realtà, diventando paradigmatici delle aspirazioni e poetiche di ciascuno di loro, siano esse romantiche, naturaliste, espressioniste, dadaiste, della nuova oggettività. La mostra, per la prima volta, ricostruirà in modo esaustivo il quadro generale degli ospiti di quei territori lambiti dal mar Baltico, offrendo così anche l’intero ventaglio degli stili dell’arte moderna della prima metà del XX secolo. Dall’impressionismo di Lovis Corinth, frequentatore della zona fin dal 1890, al neoimpressionismo di Ivo Hauptmann, all’espressionismo di Cesar Klein, a quello lirico di Marianne Werefkin e Alexej Jawlensky, a quello sociale di Erich Heckel, Max Pechstein e Karl Schmidt-Rottluff. Con la grande guerra si assisterà poi alla presenza dei disincantati dadaisti come George Grosz, Hans Arp, Sophie Taeuber, Kurt Schwitters, Raoul Hausmann e Hannah Höch, presenti singolarmente o in gruppo, dal 1916 agli anni Trenta.
A questi, si aggiungono esempi del costruttivismo espressionista di Lyonel Feininger e quello della nuova oggettività di Alexander Kanoldt, fino al ritorno all’ordine di Willy Jaeckel e di Max Kaus, per concludere con l’arte Bauhaus non oggettiva e poi informale di Ernst Wilhelm Nay. Il percorso espositivo darà conto anche di altre personalità che scelsero di soggiornare sulle coste del Mar Baltico dagli anni Venti agli anni Trenta inoltrati quando, immersi in una natura primordiale, cercavano con enfasi, drammaticità romantica o simbolista, di recuperare un senso panteistico di comunione con le forze della natura, per superare la dura realtà del dopo guerra: è il caso di Käthe Loewenthal e Paul Kuhfuss. Il Mar Baltico delle Avanguardie (1890-1930) si inserisce in quei rivolgimenti storici che tra Ottocento e Novecento avrebbero trasformato l’assetto politico e sociale di mezza Europa. Mai come allora artisti e intellettuali avvertono un senso così profondo di disagio, di perdita e inadeguatezza dei valori rassicuranti dell’Ottocento inesorabilmente compromessi dalla rivoluzione industriale, dalla nascita della psicanalisi, dalla fisica quantistica e dal progressivo scatenarsi degli imperialismi tra Stati che avrebbe portato a due guerre mondiali. Contro il progresso e l’affermarsi del positivismo come chiave interpretativa della realtà, seguirono strade alternative: progetti di vita ispirati a modelli socialisti, anarchici, e di ritorno alla natura, così come la riscoperta dei mistici tedeschi (Eckhart, Böhme), lo studio delle religioni orientali e il recupero di credenze esoteriche. In questo contesto il Mar Baltico sarà luogo di fuga per progetti collettivi oppure per drammatici esili individuali. La rassegna, che nasce dalla collaborazione con lo Staatliches Museum Schwerin (Germania), ideatore del progetto espositivo, giunge in Svizzera dopo la prima tappa al museo di Schwerin nello scorso autunno, curata da Kornelia Röder e Antonia Napp, e sarà accompagnata dal catalogo tedesco pubblicato dalla Hirmer Verlag München e da un cahier, con la traduzione in italiano dei saggi e la riproduzione delle opere presenti solo ad Ascona, per le edizioni Dadò di Locarno.