Convegno a Savona con partecipanti provenienti da 22 Paesi del mondo
Ricordate quel bellissimo film che s’intitola “Il sesto senso” (1999)? Parla di un bambino disturbato da “voci” e da “visioni” di figure di defunti. Il bambino viene poi aiutato da un famoso psichiatra infantile che, dopo aver commesso un errore professionale, viene ucciso e che, appunto, quasi per sdebitarsi, si fa “sentire” e “vedere” da quel bambino. Ma c’è anche un altro film, anch’esso bellissimo, che parla di voci e di visioni, s’intitola “Ghost” (1990) ed è interpretato da Demie Moore e da Patrick Swaize, fidanzati. Lui viene ammazzato e lei sprofonda nella disperazione, ma dall’aldilà, servendosi di una sensitiva, riesce non solo a smascherare il mandante del suo assassinio, che era il suo migliore amico, ma a entrare in contatto con la sua fidanzata, tramite la medium (Whoopi Goldberg), la quale alla fine si convince che non moriamo dopo la morte. Abbiamo ricordato questi due capolavori (Ghost ha vinto 2 Oscar) perché qualche giorno fa, al campus universitario di Savona, si è svolto un convegno a cui hanno partecipato psichiatri, psicologi, neurologi e “uditori di voci” provenienti da vari Paesi (22) del mondo.
Il fenomeno non è solo il frutto della finzione artistica e cinematografica, è un aspetto della realtà vissuta da circa il 9% dei bambini sotto gli otto anni, dei quali, circa il 60%, dopo tre anni dalla comparsa di queste voci non sente più nulla. Ecco alcune testimonianze. Una bambina ha cominciato a sentire voci all’età di quattro anni: “Non mi sono spaventata. Mi è sembrato normale. Forse credevo che succedesse anche agli altri bambini. Io ho il doppio dono”. Cioè, sente e vede le figure che le parlano. Le voci, con il passare degli anni, sono cresciute, al punto che la “sopraffacevano” perché parlavano in continuazione e le impedivano di dormire. Ora non sente e non vede più niente, ma se le voci tornassero, non sarebbe più un problema perché saprebbe come affrontarle. Sono voci interiori, risultato di un particolare stato mentale? Non è così semplice dare una risposta esauriente. Indubbiamente i casi di disturbi mentali possono essere più di uno, tuttavia raramente si tratta di voci interiori, spesso si tratta di voci esterne. A parlare sono pupazzi di peluche oppure le voci provengono dalla televisione, dal computer, oppure anche dall’esterno, da un nonno, da uno zio morti.
Una bambina ha detto: “Sento due voci, non ci possono essere due voci della stessa persona che parlano insieme”. A volte le voci sono aggressive, “cattive”, altre volte sono “buone”. Ecco la testimonianza di uno psicologo, Rufus May: “Le voci sono dei messaggeri. Come dite voi italiani: ambasciator non porta pena, giusto? Non si uccidono gli ambasciatori”. Rufus May è stato “uditore di voci” a suo tempo. Certo, la componente mentale può creare dei fantasmi, ad esempio: si possono udire voci e vedere figure perché si sta attraversando un brutto periodo, ad esempio si sta vivendo male la separazione tra i propri genitori o si sta attraversando un periodo di solitudine. In questi casi, il meccanismo è autoconsolatorio, una specie di difesa contro un pericolo imminente: la voce che si sente è buona e ti distoglie dai problemi. La solitudine può far “vedere” il volto o la figura di una persona cara scomparsa o di un altro bambino che rimpiazza quelli che non ci sono e che si vorrebbero avere. Però, c’è un però, fa riflettere quel 40% del 9% di bambini che sentono le voci o che vedono le figure di persone. Difficile spiegare tutto con la psichiatria, specie quando le voci sono due che parlano sovrapponendosi e non hanno nulla a che vedere con il bambino o l’adulto che le sente oppure che prefigurano una realtà che ancora non c’è ma che sta per verificarsi e poi si verifica per davvero. Coincidenze, casualità? Forse, ma c’è tutto un mondo di cui non sappiamo nulla ma che è difficile credere sia solo frutto della nostra mente.