Le proposte dei partiti svizzeri sul nucleare e la posizione del popolo. In 20 mila si sono riversati sulle strade svizzere per dire no all’atomo!
Tema scottante quello delle centrali nucleari che negli ultimi giorni sta investendo i dibattiti politici e sociali della Confederazione Elvetica.
Non poco influente è stato il clamoroso incidente della centrale nucleare giapponese di Fukushima che ha reso l’argomento ancora più combattuto, soprattutto in questi ultimi giorni nei quali si attente la decisione del Consiglio Federale in materia.
I partiti hanno espresso le loro preferenze in 3 opzioni principali quali il mantenimento dello status quo con l’eventuale sostituzione anzitempo delle centrali più vecchie, la sostituzione degli impianti giunti al termine del periodo di vita e infine l’abbandono anticipato del nucleare.
La sostituzione delle centrali più vecchie è sostenuta dal presidente dei democristiani Christophe Darbellay e, probabilmente, anche dalla «sua» ministra dell’energia Doris Leuthard.
La pensa allo stesso modo anche il presidente del Partito borghese democratico Hans Gründer.
Il presidente dei radicali Fulvio Pelli ha fissato 4 criteri sui quali basare una futura decisione: la sicurezza dell’approvvigionamento energetico per il Paese, la protezione dell’ambiente, prezzi della corrente accettabili e produzione sicura.
Per Toni Brunner (UDC) è chiaro già sin d’ora chi dovrà decidere in ultima istanza: il popolo.
Unico tra tutti i presidenti dei partiti governativi a chiedere l’abbandono anticipato dell’atomo è stato il presidente dei socialisti Christian Levrat.
Nel frattempo il popolo non è rimasto con le mani in mano e, in un certo senso, ha manifestato chiaramente la sua posizione sull’argomento con una marcia di contrari al nucleare davanti alla centrale di Beznau. Si è trattata di una marcia pacifica che ha riunito addirittura 20 mila persone, tra cui gruppi provenienti da Paesi confinanti, confluite a Kleindöttingen (AG), nei pressi di Beznau, dove ha sede una centrale atomica, per protestare contro l’energia nucleare. I manifestanti hanno chiesto al Consiglio federale di incoraggiare le energie rinnovabili e la chiusura dei tre impianti nucleari più vecchi (Beznau I e II e Mühleberg).
«La catastrofe di Fukushima ha completamente modificato il dibattito sull’energia. Politica e industria dell’elettricità non possono ignorarlo», hanno indicato gli organizzatori che si attendevano non più di 10mila persone. I manifestanti hanno potuto partecipare a due marce, una di dieci chilometri, l’altra di tre. Molti i manifesti e i cartelli con scritte contro il nucleare. I partecipanti delle due marce sono poi giunti sull’area dell’appuntamento situata a Kleindöttingen, comune confinante con Beznau.
Sul palco si sono alternati vari consiglieri nazionali come Fabio Pedrina (SP/TI), Geri Müller (Verdi/AG) e Beat Jans (PS/BS), ma anche cantanti e poeti come il veterano delle lotte contro l’atomo, Aernschd Born, che già negli anni ’70 aveva partecipato alle marce di protesta contro la centrale di Kaiseraugst (AG).