Un viaggio nell’anima di due ragazzi diametralmente opposti e una riflessione sull’essere genitori oggi
E’ arrivato nelle sale il secondo lavoro del regista Fabio Mollo che dopo ‘Il Sud è niente’, con cui ha conquistato buona parte della critica, si appresta a bissare il successo con ‘Il Padre d’Italia’, una pellicola intima e personale che riflette su alcuni dei temi centrali della nostra generazione senza cadere nei soliti clichè. Il regista punta con discrezione lo sguardo sulla vita dei due protagonisti, due personaggi distanti, addirittura agli antipodi, che cercano il loro posto nel mondo seguendo la loro personale, e opposta, filosofia.
Un ragazzo gay con un’indole solitaria e una ragazza sbandata in avanzato stato di gravidanza; un uomo che ha paura della vita, della responsabilità di una famiglia e una donna che la vita la brucia, la consuma. Lui, perso, non sa come smaltire il dolore di una storia d’amore finita, lei, preda della sua stessa esuberanza, non sa come smaltire la responsabilità che porta in grembo. I due si incontrano e iniziano a viaggiare verso il sud Italia, spogliandosi lentamente delle proprie sovrastrutture esistenziali.
Paolo, che voleva diventare falegname o architetto, e invece fa il commesso in un megastore di arredamento preconfezionato, incontra Mia, giovane donna incinta che sembra non sapere cosa fare di se stessa, men che meno della bambina che aspetta. Esplosiva, vulcanica, famelica, figlia della libertà e di una vita all’insegna della stravaganza, dietro lo scudo della follia e dell’imprevedibilità cela un mondo interiore fragile e sensibile. Suo malgrado, Paolo si farà carico di Mia e cercherà di riportarla a casa, intraprendendo un viaggio che porterà entrambi in giro attraverso l’Italia del presente. Non solo una storia e una riflessione sull’essere genitori, non necessariamente un film sull’omosessualità, piuttosto un modo per parlare d’amore, “un modo di amare assoluto che nasce fra due personaggi che all’inizio non si conoscono e intraprendono un viaggio insieme. È un amore che significa solidarietà, empatia, superamento delle barriere, scambio. Una storia di amore assoluto, puro e universale. Perché i sentimenti, così come gli esseri umani, non devono mai essere etichettati”, spiega il regista.
“Se devo dire la verità, il film che ho avuto sempre in mente durante la lavorazione di ‘Il padre d’Italia’ è ‘Una giornata particolare’, per quei due esseri umani capaci di superare, e in quegli anni, ruoli così definiti”. Un anno e più di lavoro per un film che vuole parlare a una generazione “ma in modo trasversale perché non c’è un intento di denuncia, non voleva essere un film politico o un film che parla dei gay.
È una storia basata sui sentimenti e i sentimenti sono universali. Ma soprattutto mi piaceva l’idea di parlare a chi ha voglia di immaginare un futuro, anche diverso da quello al quale crede di essere destinato. A chi ha il coraggio di seguire se stesso, la propria natura e di costruirselo, quel futuro. Per questo l’idea di due persone che attraversano l’Italia, non solo in senso ‘geografico’ ma anche emotivo: per parlare a tutto il paese”, spiega il regista. 0Un viaggio geografico esteriore, che diventa ben presto viaggio emotivo interiore, alla scoperta di se stessi, ma soprattutto alla scoperta di un futuro possibile.
Un futuro che è rappresentato principalmente dal momento in cui si smette di essere figli per diventare genitori, un futuro ricco di domande e privo di risposte certe.