La Chiesa anglicana dichiara che potrebbe non più celebrare matrimoni in nome dello Stato, facendo un passo in avanti per operare uno scisma al contrario
In Inghilterra Cameron sta per far approvare il matrimonio dei gay, una legge osteggiata dalla Chiesa Anglicana. La quale, nel più recente passato, si è distinta per fare vescovi sacerdoti anglicani omosessuali dichiarati. Dunque, il disappunto degli anglicani non è contro gli omosessuali, ma contro l’istituzione del matrimonio tra omosessuali. Ha dichiarato il vescovo di Leicester, Tim Stevens: “In un momento in cui i matrimoni sono in crisi e stiamo cercando di mantenere la tradizione, una scelta di questo genere sarebbe deleteria. Si altererebbe la natura intrinseca del matrimonio come unione tra uomo e donna, così come sancita dalle organizzazioni umane nel corso della storia e dei nostri canoni”. Il ministro dell’Interno, Theresa May, ribatte: “Semplicemente ristabilirebbe un piano di uguaglianza”. In Inghilterra, a differenza di altri Paesi, come Spagna, Svezia, Norvegia, Paesi Bassi, a voler il matrimonio tra gay sono i conservatori, a non volerlo, in nome della famiglia fatta da un uomo, una donna e figli, è la Chiesa. Il vescovo di Canterbury, il capo supremo della Chiesa anglicana, ha detto che “potremo vederci costretti a non celebrare più matrimoni nel nome dello Stato”, facendo balenare l’idea che la Chiesa anglicana operi all’inverso lo scisma che quasi cinque secoli fa, nel 1534, avvenne per opera dell’allora sovrano Enrico VIII, fino ad allora insignito dal Papa del titolo di “Defensor Fidei” per la sua strenua difesa della Chiesa cattolica contro la nascente Chiesa protestante di Martin Lutero in Germania e di Calvino e Zwingli in Svizzera.
Cosa fece cambiare idea a Enrico VIII? Le donne. Divorziò e si sposò con Anna Bolena, contro il parere del Papa che non concesse l’annullamento del primo matrimonio, e questo fatto comportò la svolta nel sovrano d’Inghilterra, che proprio nel 1534 fece approvare l’Atto di Supremazia, quell’atto che da allora garantisce al sovrano d’Inghilterra di essere capo della Chiesa anglicana. Come abbiamo accennato, nel recente passato la Chiesa anglicana – che nei riti non si differenzia dalla Chiesa cattolica – è stata attraversata da sconvolgimenti legati alla nomina a vescovi di omosessuali dichiarati, al celibato dei sacerdoti e al sacerdozio femminile, al punto che i contatti tra la Chiesa anglicana e quella cattolica per una ricomposizione dello scisma sono diventati sempre più frequenti. Al giorno d’oggi, molti anglicani sono diventati cattolici, ma la Chiesa in quanto tale non ha ancora compiuto il passo della “riconciliazione”.
Sarà la legge sul matrimonio tra gay a provocare il ritorno della Chiesa anglicana al cattolicesimo?È difficile dire. È certo che il premier Cameron non farà marcia indietro, quindi alla Chiesa anglicana toccherà o operare lo scisma oppure fare buon viso a cattivo gioco, cioè far finta di nulla e continuare a celebrare solo matrimoni religiosi anche in nome dello Stato. È evidente, comunque, che scricchiola sempre di più la dipendenza della Chiesa dal sovrano.