Alla fine il tanto atteso rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) – l’organismo dell’Onu di cui fanno parte scienziati di 195 Paesi – è stato reso noto al pubblico. Il punto centrale è che è “estremamente verosimile” che il riscaldamento globale del pianeta sia da attribuire alle attività dell’uomo. Il grado di certezza viene situato tra il 95 e il 100%. Nel 1990 e nel 1995 il rapporto tra riscaldamento climatico e attività umana era ritenuto “possibile”. Dal 2001 in poi c’è stata un’escalation verso la certezza, tanto è vero che si comincia a parlare di “verosimile”, al 66% delle probabilità. Nel 2007 il rapporto è diventato “molto verosimile”, oggi, appunto, “estremamente verosimile”.
Gli scienziati dell’Ipcc (in realtà non sono tutti scienziati, ma anche diplomatici) basano i loro giudizi non solo su dati scientifici, ma anche su deduzioni e tengono conto degli interessi dei loro rispettivi Paesi. Viene certificato che nell’emisfero settentrionale il periodo 1983-2012 è stato verosimilmente il più caldo degli ultimi 1400 anni. Viene ipotizzato che dopo che le acque superficiali degli oceani si sono riscaldate accadrà lo stesso a quelle più profonde, con influenza sulla loro circolazione e quindi sul clima. Viene previsto che soprattutto nell’emisfero settentrionale i ghiacciai continueranno a perdere massa e che il livello dei mari, cresciuto di 19 centimetri dal 1901 al 2010, continuerà ad innalzarsi, prevedibilmente tra 26 e 82 centimetri entro il 2100. Il rapporto prospetta una situazione allarmante per quel che concerne il rapporto emissioni di CO2 e la crescita delle temperature medie, che oscilleranno, sempre entro il 2100, tra 0,3 e 4,8 gradi centigradi. Come si vede, più che di certezze, si tratta di ipotesi, con una preferenza per un innalzamento della temperatura media tra 1,5 e 2 gradi, che è ritenuta la soglia al limite della sopportabilità per l’uomo.
Le ipotesi catastrofiche elaborate nel 2007 sono state leggermente ridimensionate, anche perché nel 2009 furono intercettate email dall’Università dell’East Anglia che mostravano che gli effetti di dati non proprio scientifici dell’attività umana erano stati sopravvalutati e non ci vuol molto ad immaginare che ciò era stato fatto per ragioni di finanziamenti. Più catastrofica è la previsione, più finanziamenti ricevono gli studi per evitare le catastrofi future. Ad esempio, fu previsto che entro il 2035 i ghiacciai dell’Himalaya sarebbero scomparsi, e che il livello del mare si sarebbe innalzato di molto. Oggi le conseguenze di quelle “previsioni” le abbiamo sotto gli occhi: pale eoliche che deturpano l’ambiente e pannelli fotovoltaici sui tetti e in campagna, per una produzione di energia elettrica molto costosa e magari non disponibile quando serve.
Dopo ogni rapporto Ipcc negli anni è cresciuta la schiera di scienziati ed esperti che nutrono seri dubbi sulle conclusioni citate e che, dati alla mano, ritengono – Renato Lubecco era uno di questi – che le emissioni di CO2 abbiano scarsa o addirittura nessuna influenza sul clima. Possibile? Possibile. Basta considerare che la massa dei ghiacciai ai poli si stanno espandendo; che l’aumento del livello del mare è in atto da 18 mila anni e che non si verifica nessuna accelerazione; che i tornado e gli uragani sono al minimo storico. Se è vero che per un giudizio bisogna avere un periodo di almeno 30 anni, è vero anche che dal 1998 al 2010 non c’è nessun aumento di temperatura media.
Per contro il nostro pianeta era più caldo nel Medioevo di oggi; la Terra si sta scaldando dal XVII secolo, data in cui è terminata una piccola èra glaciale; il riscaldamento si è arrestato tra il 1940 e il 1975, in pieno boom demografico, industriale e di emissioni da CO2; anche da 12 anni a questa parte il riscaldamento si è fermato, in coincidenza proprio con l’aumento delle emissioni di CO2; questo periodo sarebbe il più freddo dei vari periodi di riscaldamento terrestre, in cui l’industria e le emissioni di CO2 erano inesistenti.
E’ difficile, per un profano, raccapezzarsi in dati, cifre e ipotesi incontrollabili, ma che le previsioni catastrofiche siano legate ai finanziamenti non è un sospetto, è una certezza.