Lo abbiamo atteso con una certa apprensione e quando è comparso nella sua solita compostezza rassicurante, siamo stati tutti lì ad ascoltarlo per cercare di carpire nelle sfumature delle sue parole qualcosa in più di quello che diceva: così di fronte il suo popolo – 13,5 milioni di italiani, pari al 66% di share – Sergio Mattarella ha fatto il suo ultimo discorso di Capodanno. Ha salutato definitivamente la sua Nazione e quanti hanno vissuto con lui questi anni turbolenti segnati in ultimo dalla pandemia.
Che non vi fosse possibilità di una gradita replica era chiaro, Mattarella non ha mai fatto mistero della sua volontà di non ripetere il mandato al Colle, ma forse, nel cuore di gran parte degli italiani, si sperava in un finale dell’anno con colpo di scena. Ma lui, che è sempre stato un Presidente di una parola, è stato coerente fino alla fine: ha sempre sostenuto chiaramente che non avrebbe ripetuto il mandato e così sarà. Il suo non è stato semplicemente il saluto di fine anno del presidente della Repubblica, ma è stato il saluto finale di un Presidente ben voluto, pacato ma deciso, che ha rappresentato degnamente il suo ruolo in questi “sette anni impegnativi”, nei quali, però, “anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo”.
Tra i ringraziamenti Mattarella non ha dimenticato di citare chi si è vaccinato fidandosi della scienza, ma ha anche esortato i giovani ad aver fiducia e a prendersi il loro futuro. Ha ringraziato tutti i presidenti del Consiglio e i Governi che si sono succeduti in questi anni, non badando agli insolenti che ne avevano chiesto l’impeachment. Ha accennato ai vari momenti di sofferenza in questi anni, come “la minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamista, che ha dolorosamente mietuto molte vittime tra i nostri connazionali all’estero. I gravi disastri per responsabilità umane, i terremoti, le alluvioni. I caduti, militari e civili, per il dovere. I tanti morti sul lavoro. Le donne vittime di violenza”. Il nostro Presidente uscente, ha perfino tracciato l’identikit di un probabile successore sui valori dell’unità istituzionale e morale, ma se speravamo di riuscire a carpire un qualche riferimento in più – esplicito o velato – abbiamo avuto una grande delusione.
Ad oggi manca un mese esatto dalla fine del mandato del 12° presidente della Repubblica italiana, un solo mese e Sergio Mattarella si chiuderà alle spalle la pesante porta del Colle una volta per tutte. Nel frattempo si brancola nel buio per quel che riguarda il successore.
I partiti avranno modo di esporre in maniera più esplicita le proprie preferenze tra una decina di giorni, intanto si fa più incalzante la richiesta, soprattutto popolare, di una donna e si concretizza nell’appello pubblico di alcune donne del mondo della cultura e dello spettacolo italiano: Dacia Maraini, Edith Bruck, Liliana Cavani, Michela Murgia, Luciana Littizzetto, Silvia Avallone, Melania Mazzucco, Lia Levi, Andrée Ruth Shammah, Mirella Serri, Stefania Auci, Sabina Guzzanti, Mariolina Coppola, Serena Dandini, Fiorella Mannoia. Nella nota diffusa a loro nome affermano che “ci sono in Italia donne che per titoli, meriti, esperienza ed equilibrio possono benissimo” salire al Colle.
L’anno è appena iniziato, oltre alle difficoltà che ci trasciniamo dal 2021, l’Italia si trova ad affrontare un momento politico e sociale molto delicato che segnerà il futuro del nostro Paese.
Redazione La Pagina