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21 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

Il sisma di fine ottobre ha tolto il velo a decenni di inganni

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Serve una svolta: politica, culturale, morale

Non ci sono più parole per sottolineare lo strazio delle popolazioni dell’Italia centrale sottoposte da oltre due mesi ad una serie di fenomeni sismici di intensità inusuale, distruttivi sul piano materiale e destabilizzanti da un punto di vista emotivo.
Sono colpiti luoghi di grande valenza storica, ambientale e religiosa, simbolicamente essenziali per il profilo identitario degli italiani. Sono messe in ginocchio attività diffuse realizzate con tenacia e capacità da una popolazione seria e laboriosa, abituata a realizzare con le sue mani il suo miglioramento e a costruirsi il proprio futuro. Si tratta di una prova pesantissima per chi la deve affrontare quotidianamente e non meno impegnativa per l’intero Paese, colto a metà del guado tra la crisi economica e una ripresa, che deve fare comunque i conti con le contraddizioni europee e internazionali.
Il dolore per quanto sta accadendo e la solidarietà non bastano più. È necessario cercare di reagire in tutti i modi ritrovando il senso del dovere comune e unendo tutte le energie per fronteggiare un passaggio tanto difficile. È quanto il Presidente Matteo Renzi ha invitato a fare senza spirito di parte, ricevendo alcune importanti e confortanti risposte anche dalle forze di opposizione.
In tutto il mondo già negli scorsi mesi è partito tra le nostre comunità un diffuso impegno di solidarietà da parte delle nostre realtà associative e dei comitati costituiti a questo scopo. È una vecchia storia: quando l’Italia ha bisogno, gli italiani all’estero rispondono. Sempre. Ora, di fronte alla crescita esponenziale delle necessità, si tratta di rilanciare, prolungare ed estendere questo impegno, facendone una priorità delle nostre iniziative. L’autunno e l’inverno, tra l’altro, sono i periodi più densi di iniziative e incontri associativi.
Sarebbe importante legare ad ognuno di essi una parola e un atto concreto di solidarietà a favore delle popolazioni e delle zone del centro Italia colpite.
Sarà questo certamente il nostro impegno, dovunque incontreremo i nostri concittadini residenti all’estero. Si è fatto già tanto, ma si può fare di più. Sicuri che la solidarietà di oggi sarà un investimento etico e culturale per il domani di tutti gli italiani, in patria e all’estero.
Questo, l’appello degli eletti democratici nel mondo perché attorno alle popolazioni colpite si realizzi, come nel passato, la mobilitazione all’altezza delle tradizioni solidali e umane degli emigrati italiani. Ciò detto, sarebbe grave coprire con l’oblio le gravi responsabilità emerse al seguito del terremoto che ha sconvolto il centro Italia.
Politica di dissennato sfruttamento del territorio in zone in cui l’equilibrio idro geologico è già di per sé alquanto delicato e ingovernabile. Assenza di piani regolatori con norme di costruzione all’altezza del governo di fenomeni sismici della grandezza di quanto accaduto ad Agosto e in queste ultime settimane, a Norcia, Amatrice e dintorni.
Assenza di un programma a lungo termine per la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, e dell’insieme del patrimonio artistico, culturale e religioso di cui e ricco il nostro paese in ogni zona considerata a rischio sismico.
È di una gravità senza precedenti assistere al crollo generalizzato di edifici costruiti nell’ultimo ventennio: Dov’era la politica? Dov’erano i sindaci che abbiamo “ ammirato “ piangere nei vari programmi televisivi, in gara, per l’occasione, a raccogliere l’acritico piagnisteo di chi non ha fatto il proprio dovere di eletto dal popolo all’amministrazione della cosa pubblica?
Dov’era il cemento, il ferro, in quella massa aggrovigliata di macerie figlia della noncuranza e di una illimitata irresponsabilità?
Dov’erano gli apparati tecnici e amministrativi di controllo, nel mentre “babilonia” si alzava all’infinito confortata dall’applauso del volgo in festa?
Una licenza di costruzione o ristrutturazione non si nega a nessuno se serve al sovrano per essere rieletto.
Siamo al punto di non ritorno.
O ci sarà una svolta: politica, morale, culturale. Oppure, la battaglia di rinnovamento dell’Italia sarà solo il sogno di un radioso mattino in cui i raggi del sole indoravano la cattedrale di San Benedetto, patrono d’Europa, a Norcia, ancora orgogliosa e splendente, prima che il mostro la riducesse in un ammasso informe di rovine.
Noi, tutti noi democratici, ci impegneremo. Ancora non abbiamo perso la speranza.

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