Secondo un recente studio, lo sport di Rafael Nadal e Roger Federer allunga la vita dimezzando il rischio di morte
Tutti gli sport fanno bene alla salute se vengono praticati con giudizio e buon senso. Alcuni, però, sembrano essere più efficaci di altri nell’allungare la vita, primo fra tutti il tennis. Come si è arrivati alla scoperta? Si è partiti analizzando i collegamenti tra questo sport e il mal di schiena per arrivare alla conclusione che lo sport che ha reso famosi Nadal e Federer allunga addirittura la vita: questo il risultato dello studio condotto da alcuni ricercatori della Sydney Medical School e pubblicato dal British Journal of Sport Medicine.
I ricercatori hanno analizzato 11 ricerche fatte tra il 1994 e il 2008 in Inghilterra e Scozia, coprendo un campione di oltre 80mila persone, 43.705 donne e 36.601 uomini, di età media di 52 anni, che avevano descritto le proprie abitudini sportive, concentrandosi sulle attività più popolari: il tennis, il nuoto, il ciclismo, l’aerobica, il calcio, la corsa, il rugby. Ogni soggetto coinvolto è stato poi seguito per nove anni, periodo durante il quale si sono verificati 8790 decessi, di cui 1.909 per problemi cardiovascolari. Questi soggetti sono stati poi confrontati con altri che non praticavano attività sportiva, facendo emergere come il rischio di morte fosse minore nei soggetti che facevano attività sportiva.
Nello specifico i risultati hanno messo in evidenza una diminuzione del rischio del 47% per chi praticava sport di racchetta, del 28% per i nuotatori, del 27% per chi praticava attività aerobiche in palestra, danza compresa, e del 15% fra i ciclisti. Per quanto riguarda invece la morte per problemi cardiovascolari lo studio ha trovato un rischio minore del 56% per i tennisti, del 41% per i nuotatori e del 36% per chi pratica aerobica. Nessun beneficio significativo è stato trovato invece per gli amanti della corsa o del calcio. “Questi risultati dimostrano che fare uno sport può avere grandi benefici per la salute pubblica e possono aiutare i medici a spingere i pazienti verso una maggiore attività fisica”, hanno sottolineato i ricercatori australiani.
“I risultati indicano infatti che a contare non è solo quanto sport si pratica e con quale frequenza, ma anche il tipo di attività fisica. Queste osservazioni dovrebbero spingere il mondo dello sport e altri settori a sviluppare programmi di esercizi davvero efficaci nel promuovere la salute oltre che l’attività fisica in generale”, spiegano ancora gli autori dello studio.
“Non si tratta di una sentenza, dato che alcuni fattori possono aver alterato il risultato. Gli studi futuri dovrebbero aiutare a rafforzare ulteriormente questa base di dati specifici e a capire come consentire una maggiore partecipazione sportiva a tutte le età e in tutti i ceti sociali”, ha commentato Emmanuel Stamatakis, autore senior della ricerca.