In una lettera al Corriere della Sera, che sicuramente provocherà una qualche risonanza, Sandro Bondi scrive rivolgendosi a Casini ma soprattutto a Fini: “Siamo in bilico su uno scosceso crinale: si può scegliere di tentare di farla finita con l’odiato e ingombrante Berlusconi, costi quel che costi, e con qualunque mezzo, compreso il ribaltone di un governo tecnico, oppure si può scommettere su una ricomposizione dell’area moderata, sia pure con un progetto diverso e competitivo rispetto al modello rappresentato da Berlusconi”. Va da sé che Bondi, consapevole della drammaticità del momento per l’attuale leadership e soprattutto che la maggioranza si sta frammentando con un’accelerazione impressionante, anche con i distacchi localistici (Forza Sud di Gianfranco Micciché in Sicilia, comunque legato al Pdl) e in modo particolare con l’abbandono di altri deputati e senatori è alla mercé di Fini, offre un nuovo patto al presidente della Camera.
Riteniamo che questo nuovo patto, basato sul riconoscimento reciproco e non più tollerato dal Pdl come un affronto, non verrà accettato.
Per essere accettato avrebbe dovuto essere proposto alcuni mesi fa, all’indomani della formazione dei gruppi parlamentari Fli, con un ritorno alla situazione ante 2008, con due leader e due partiti poi fusi nel modo che ormai sappiamo. Adesso, difficilmente lo sarà, per alcuni motivi che con l’alta politica non hanno nulla a che vedere ma che sono nella realtà delle cose.
Primo, Fini è tutto teso a disfarsi di Berlusconi e sa che il momento gli è favorevole: lo farà o quanto prima o fra un paio di mesi, dopo che si sarà organizzato sul territorio e avrà sottratto all’ex alleato quadri e dirigenti e quindi l’ossatura organizzativa della nuova formazione del centrodestra. Secondo, sa che prima fa cadere il governo e più sarà la calamita che attrarrà la maggioranza dei deputati e senatori Pdl. In pratica s’invertiranno i ruoli attuali con un Fini forte della quasi intera forza elettorale del Pdl e con Berlusconi rimasto con un manipolo di fedelissimi e incapace di andare oltre una rappresentanza e testimonianza politica. Terzo, sa che potrà contare sulla disponibilità di Casini, il quale, come si sa, non digerisce la compagnia di Di Pietro, stretto alleato del Pd e di cui Bersani non riesce a fare a meno, e nemmeno della sinistra radicale di Vendola e compagni, e dunque è ben felice di rientrare nel centrodestra e di giocarsi la partita con Fini in un secondo momento, dopo aver convinto la Lega a far parte dell’alleanza in cambio del completamento dell’iter del federalismo fiscale.
Quarto, sa che potrà contare sull’Api di Rutelli e soprattutto su un folto gruppo di cattolici del Pd che farebbero subito il salto.
Berlusconi, ormai accerchiato da tutti, potrebbe contrastare in un solo modo questo disegno, mantenendo intatta la sua forza elettorale e parlamentare e lasciandola per di più in dote ad un uomo di sua fiducia: facendosi da parte e proponendo a Casini di sostenere, ad esempio, un suo uomo come Gianni Letta, a cui Fli non potrebbe dire di no per un governo fino alla fine della legislatura.
In sostanza, è la proposta di Casini, che in questi ultimi tempi è diventata di grande attualità e anche di grande possibilità. Se il premier non fa questo, siamo certi che sarà la prima ipotesi ad andare avanti. Fantapolitica? Questa volta crediamo proprio di no.
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