Dieci pensionati hanno scelto la via giudiziaria e intentato una causa al Patronato di cui era responsabile Antonio Giacchetta
Sul Tages Anzeiger del 18 settembre scorso è apparsa una notizia che riguarda dieci pensionati che qualche anno fa avevano affidato tutto l’ammontare della loro cassa pensione ad Antonio Giacchetta, allora responsabile dell’Inca-Cgil di Zurigo, e che dal 2009 si ritrovarono senza un franco, con la liquidazione di una vita di lavoro volatilizzata in seguito ad una gestione superficiale, spericolata, allegra e comunque truffaldina.
Il numero totale dei pensionati truffati si aggira sulle settanta unità, ma, appunto, dieci di loro hanno scelto, dopo mesi e mesi di riunioni, proteste, giuste recriminazioni, la via giudiziaria nei confronti dell’ente con sede a Zurigo di cui Antonio Giacchetta (nella foto in alto) era responsabile. Era la via giusta da seguire e sul nostro settimanale non mancammo di proporre questa linea che già allora appariva come l’unica praticabile in base al Codice delle Obbligazioni secondo il quale degli atti di un impiegato o funzionario “infedele” ne risponde comunque l’ente da cui detto funzionario dipende. La sentenza del Tribunale di Zurigo ha dato ragione ai ricorrenti ed ha stabilito che l’Inca dovrà rimborsare i dieci ricorrenti, per un totale di circa dieci milioni di franchi. L’avvocato dell’Inca, Philippe Zogg, ha già dichiarato che presenterà ricorso all’Obergericht (Corte d’Appello). Secondo il legale, ci sarebbero gli estremi per un ricorso in quanto nel luglio del 2011 lo stesso Tribunale avrebbe escluso la responsabilità dell’Inca. Inoltre, ha precisato l’avvocato Philippe Zogg, l’Inca non avrebbe la possibilità finanziaria di rimborsare una simile somma.Va ricordato, comunque, che l’Inca-Cgil in Svizzera è una sede all’estero dell’Inca-Cgil in Italia, che a sua volta è un’emanazione del più forte dei sindacati italiani, la Cgil, che ha un fondo nazionale di solidarietà, comunque denominato, previsto anche per coprire i danni di questo genere.
Va ricordato, comunque, che una sentenza del Tribunale federale elvetico ha già condannato due casse pensioni – che avevano versato il capitale sul conto di Antonio Giacchetta – al rimborso totale della somma in quanto, afferma la sentenza, le dette casse pensioni avrebbero dovuto controllare l’autenticità della firma, che sarebbe risultata poi falsa. Non sappiamo come si concluderà tutta questa vicenda. E’ chiaro, però, che la via giudiziaria intrapresa dai dieci lavoratori, potrà essere seguita anche da tutti gli altri che a suo tempo furono truffati.
L’Inca-Cgil in Svizzera, dal canto suo, ha sempre dichiarato che Antonio Giacchetta ha agito da solo, ma l’unica via perché i pensionati possano sperare di ottenere quanto loro tolto è quella giudiziaria, Codice delle Obbligazioni alla mano. Non ci sono altre vie, quelle politiche erano solo fumo negli occhi. Anzi, se è vero che l’Inca era all’oscuro di tutto, a maggior ragione avrebbe dovuto darsi da fare per trovare una soluzione politica sì, ma concreta: rimborsare i lavoratori tramite il fondo di solidarietà della Cgil. La quale, quindi, avrebbe dimostrato solidarietà concreta ai lavoratori truffati, avrebbe loro evitato anni di disperazione e di esasperazione e per giunta anche conseguenze d’immagine all’organizzazione stessa. Ora è un fatto che il Tribunale con la sentenza citata abbia riconosciuto la responsabilità oggettiva.