Venerdì scorso, a Uster, al cospetto di una folta presenza di cittadini italiani e svizzeri, si è svolta la serata della convivenza e della solidarietà in onore dei “Bambini proibiti”, l’opera di Marina Frigerio Martina, storia degli infanti figli della generazione di emigrati del dopo guerra italiano.
La Svizzera accoglieva braccia di lavoro dimenticando l’anima, gli affetti, l’anelito di tanti miseri emigrati a vivere accanto ai loro cari: la moglie, i figli. Fu il dramma degli stagionali, costretti, per necessità e il troppo amore, a nascondere per mesi e anni i giovani imberbi in stanze buie e chiuse per non incorrere nei rigori della legge. Già: “Bambini proibiti”. Marina Frigerio ne traccia schizzi di storie intrise di straordinaria passione evocativa. Parla a loro, a ogni famiglia, ai bimbi, come se avesse vissuto accanto a loro, asciugato le lacrime intrise di nostalgia della terra antica e dalla miseria dell’isolamento e della solitudine. Parla con l’amore di chi è ricco di una straordinaria esperienza storica e umana al servizio dei figli degli emigrati di ogni origine e colore.
Perché la storia non abbia a ripetersi dopo il voto del 9 febbraio che ha riacceso paure e preoccupazioni diffuse. L’accettazione dell’iniziativa “ Contro l’emigrazione di massa” ha sorpreso l’opinione pubblica svizzera. Il voto esprime un sentimento di ripulsa di fronte alle mutazioni imposte dalla globalizzazione. Le trasformazioni hanno indebolito gli anticorpi di una parte importante della collettività che si sente minacciata dal dumping salariale e dall’ evoluzione generale della società.. La risposta al cambiamento globale si costruisce piano a piano nel corso delle trasformazioni sociali, territoriali e tecnologiche. L’assenza di programmazione e di previsioni credibili ha scoraggiato una parte sempre più importante della popolazione. In mancanza di una futura politica federale attorno ad un complessivo progetto di rinnovamento e consolidamento delle relazioni tra la Svizzera e l’ Unione europea, la maggioranza del popolo potrebbe essere attirata dalla propaganda nazionalista: soppressione della libera circolazione, reintroduzione dello statuto dello stagionale, consistente riduzione di mano d’opera, impedimento dei raggruppamenti famigliari,
Le conseguenze del voto del 9 febbraio scorso non vanno sottovalutate: possibile isolamento in ogni campo previsto dagli accordi bilaterali ( non solo per quanto riguarda l’elettricità e, particolarmente grave, “Erasmus” sul piano culturale ), con conseguente recessione economica e smantellamento dei diritti dei migranti. In tale contesto, ogni cedimento alle forze xenofobe e nazionaliste, sarebbe una catastrofe. Innanzitutto perché il popolo svizzero, nella sua maggioranza, rimane favorevole al mantenimento degli accordi bilaterali con l’Unione europea e l’ha affermato ogni qualvolta è stato chiamato a pronunciarsi direttamente. Ed infine, perché il voto del 9 febbraio si è espresso in un clima di totale confusione ove, in mancanza di una autentica mobilitazione delle forze sociali e politiche progressiste, ha prevalso il sentimento – questo si, egoistico e di paura – di poter regolare l’immigrazione senza rompere con l’ Europa.
La Svizzera ha il suo destino storico, economico e culturale legato alle nazioni del nostro continente di cui è, nello stesso tempo, parte ed emblema. Non vi è avvenire per la Confederazione, il suo popolo, la sua economia, contro o al di fuori dell’Europa politica. Di fronte alla insicurezza sociale generata dalla mondializzazione ( precarizzazione dell’impiego e degli alloggi, dell’accesso alle cure e alla formazione ) non vi è che una risposta, sia in Svizzera che in Europa: politiche creatrici di occupazione e ridistribuzione equanime, di alta ricchezza valoriale, solidale e umana.
Il progetto europeo: di pace, di progresso e di prosperità condivise, fallirà se non sarà accompagnato da una reale e rapida dimensione sociale.
È la sola via per un rinnovato slancio in favore dei giovani e dell’insieme dei cittadini. E in tal senso sarà importante l’elezione per il rinnovo del parlamento europeo a cui potranno partecipare più di un milione di cittadini dell’Unione dimoranti in Svizzera. Necessario, quindi, promuovere da subito una strategia per favorire una rapida ripresa dei negoziati con l’Unione europea attorno alle questioni istituzionali aperte dal voto referendario del 9 febbraio e alle misure d’accompagnamento per la messa in atto della libera circolazione. La libera circolazione è una conquista fondamentale in particolare per l’eguaglianza dei diritti e dei doveri di ogni cittadino e per lo sviluppo umano. Occorre difendere l’alto valore di una politica migratoria che dia le stesse possibilità ad ogni categoria di lavoratori e combatta le discriminazioni. Ogni reintroduzione di un nuovo statuto dello stagionale, anche camuffato, sarebbe indegno e contrario agli impegni internazionali della Svizzera. L’attuale situazione rischia, per riflesso, di provocare un deterioramento dei diritti dei migranti extra europei quali il diritto di asilo delle popolazioni vittime di crisi umanitarie. Per loro e per noi, cittadini europei, è giunta l’ora di un nuovo rinascimento attorno agli inscindibili valori della convivenza e della solidarietà umana.