Le statistiche raccolte nell’anno appena trascorso sono chiare: il 2018 non è stato un anno favorevole per la fauna
Grazie, o a causa dei cambiamenti climatici alcune specie hanno guadagnato nuove aeree ma altre hanno perso il loro habitat naturale. Scende il numero delle aringhe del baltico ma sale quello del Gruccione, un uccello variopinto.
Un dato positivo è per le balenottere e balene grigie grazie all’impegno e alla determinazione di chi denuncia la continua caccia. I divieti di pesca stanno limitando il danno dell’uccisione di questi cetacei ma la questione giapponese rimane invariata. Dopo diversi anni in cui le baleniere del sol levante si sono nascoste dietro a motivazione scientifiche per la caccia a questi mammiferi, da giugno 2019 si riprenderà la pesca per fini commerciali. La carne di balena come fonte di proteine a buon mercato sarà venduta anche contro la IWC, la commissione internazionale per la caccia alle balene. L’impegno di Tokyo è quello di limitarsi a specie relativamente numerose come la balenottera minore con un’area di azione riguardante solo le acque dell’arcipelago e della zona di pertinenza delle acque giapponesi.
Brutte notizie per le tartarughe, sopravvissute ai dinosauri forse non resisteranno all’uomo. La metà delle specie conosciuta risulta minacciata soprattutto la varietà dal guscio molle gigante dello Yangtze, in Cina, che è popolata da soli tre esemplari. Lo zoo cinese di Sozhou ospita un maschio e una femmina mentre un altro maschio vive in natura in un lago vietnamita. Sono le tartarughe di acqua dolce più grandi del mondo e possono arrivare all’età di 100 anni. Gli scienziati stanno provando ad utilizzare l’inseminazione artificiale sull’ultima femmina in cattività.
Il mutamento climatico mette in crisi anche la catena alimentare in cui sono presenti i lemmi, piccoli roditori artici, sempre meno disponibili come preda per il gufo delle nevi. La scarsità di cibo ha fatto diminuire drasticamente il numero di questi volatili a 28000 esemplari inserendoli nella categoria “a rischio”.
Pochi esemplari, solo 800, anche per l’orango di Tapanuli, una specie scoperta sull’isola di Sumatra solo nel 2017. L’esiguo numero di queste scimmie porta a considerare questo orango il più raro al mondo. La minaccia principale sono le piantagioni che rubano sempre più spazio alla foresta vergine.
Anche per la Saiga mongolica è stato un anno drammatico. Queste antilopi sono state colpite da una pestilenza che ne ha ridotto consistentemente il numero di esemplari rimasti in vita, solo 3000.
Grazie invece all’opera di protezione internazionale nel mar Baltico si intravede un futuro per le foche grigie. Nel 2018 è nato un piccolo esemplare dopo che questa specie era stata quasi completamente sterminata. Positiva anche la crescita del numero di gorilla di montagna che hanno raggiunto le mille unità in Congo e Ruanda ma l’allarme non è sospeso in quanto bracconaggio, malattie e la futura estrazione del petrolio prevista dal governo africano mettono sempre a rischio questi mammiferi.