Nessuna proposta concreta dopo i primi incontri Svizzera-Ue sull’iniziativa contro l’immigrazione
La scorsa settimana il ministro di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga è stato il primo membro del governo elvetico a recarsi a Bruxelles dopo il voto sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa del 9 febbraio. Sommaruga ha partecipato al comitato misto Schengen nell’ambito della riunione del Consiglio dei ministri di giustizia e degli interni dei 28 paesi dell’Ue. Nell’occasione ha approfittato per discutere personalmente con i suoi colleghi sulle conseguenze del voto per i futuri rapporti bilaterali. Secondo Sommaruga l’obiettivo del suo viaggio non prevedeva soluzioni sui contenuti e modi di applicazione dell’iniziativa, bensì incontri per uno scambio di informazioni e chiarimenti.
“La Confederazione ha tre anni di tempo per attuare le nuove disposizioni”, ha spiegato Sommaruga e “non intende disdire l’accordo sulla libera circolazione delle persone”. Il popolo svizzero ha optato per i contingenti, ma la libera circolazione resterà in vigore nei prossimi tre anni. Sommaruga ha assicurato che i frontalieri e cittadini Ue, che già lavorano in Svizzera, non saranno toccati dal voto, anche in caso di una disdetta dell’accordo sulla libera circolazione. Ma una parte del testo dell’iniziativa ha avuto un effetto immediato, che non ha permesso alla Svizzera di firmare il protocollo sull’estensione della libera circolazione alla Croazia. Sommaruga ha discusso, in un incontro bilaterale con il ministro dell’interno croato Rak Ostojic, la questione, e ha ribadito che Berna “non vuole discriminare la Croazia” e insieme all’Ue cercherà soluzioni per trattare il paese croato alla stregua degli altri paesi Ue. Inoltre Sommaruga ha avuto con gli omologhi ministri di Italia, Francia, Portogallo e Grecia altri colloqui bilaterali, che si sono svolti “amichevolmente”, però senza indizi per una via d’uscita dalla crisi. “I ministri europei hanno ribadito che la libera circolazione a Bruxelles è considerata fondamentale e non negoziabile” ha detto Sommaruga.
Nel frattempo in Svizzera sono stati avviati i lavori di attuazione delle nuove disposizioni costituzionali. I ministri Sommaruga e Johann Schneider-Ammann, del Dipartimento federale dell’economia, hanno invitato i rappresentanti dei vertici delle parti sociali (le associazioni imprenditoriali, dei sindacati, dei cantoni e delle unioni che riuniscono città e comuni) a un incontro sul procedimento di concretizzazione dell’iniziativa che si terrà il 13 marzo. L’organizzazione del progetto è diretta dall’Ufficio federale della migrazione (UFM) in collaborazione con i dipartimenti degli esteri e dell’economia e da questo incontro uscirà un gruppo di esperti, che dovrà trovare una soluzione.
Le associazioni invitate potranno illustrare le loro aspettative per l’elaborazione di un concetto che sarà sottoposto a fine giugno al Consiglio federale, che presenterà un avamprogetto in consultazione entro la fine dell’anno. Alle discussioni parteciperanno anche i vertici dell’UDC, che ha lanciato l’iniziativa, ma in una consultazione presso l’UFM, dove i promotori potranno presentare le loro idee sull’attuazione del nuovo articolo costituzionale. Nonostante l’invito, l’UDC resta ferma sulla pretesa di essere rappresentata nel gruppo di esperti, dal quale è stata esclusa da Schneider-Ammann nel primo incontro con i rappresentanti dell’economia, perché “si tratta di un tema che deve affrontare il governo”, come auspicato in un primo tempo anche dall’UDC.