Minivocabolario di Paolo Tebaldi
E’ la volontà di governi e nazioni di allargare i propri territori e l’influenza politica, economica e militare a popolazioni e paesi diversi.
„La storia insegna che tale tendenza espansiva è intrinseca ad ogni potere politico, che tutti gli Stati sono, almeno virtualmente, imperialisti in misura maggiore o minore in ragione della rispettiva forza (…) Ricostruire la storia delle innumerevoli manifestazioni d’imperialismo con il conseguente prodursi di resistenze e sottomissioni, di equilibri precari e di guerre aperte equivarrebbe rifare la storia politica dell’umanità“ (Grande Dizionario Enciclopedico UTET).
Infatti „L’estensione violenta da parte degli stati o di sistemi politici analoghi dell’ambito teritoriale della loro influenza o del loro potere diretto e le forme di sfruttamento economico a danno dei popoli soggiogati che sono normalmente connesse con questi fenomeni, si sono manifestate, con modalità diverse, in ogni epoca della storia“ (Sergio Pistone, „Dizionario di politica“).
Semplificando al massimo, si può dire che gli ebrei conquistarono la Palestina sostenendo che era la terra promessa loro da Dio; che la Roma dei Cesari e degli Augusto, conquistò il mondo per affermare la potenza e le leggi della civiltà dell’Urbe; che gli Arabi sottomisero i paesi del Mediterraneo per proclamare la gloria di Allah; che Napoleone eresse un impero in Europa per affermare la superiorità e la Grandeur della Francia uscita dalla rivoluzione della Bastiglia. Con il pretesto di legittimare una razza o una egemonia politica, economica, militare furono scatenati due conflitti mondiali con milioni di morti e intere città distrutte. Poi USA e Unione Sovietica si spartirono l’influenza del mondo garantendo un benessere e una convivenza effimeri.
La colonizzazione dell’Africa, dell’America Latina, di vaste zone della Terra impoverì quelle regioni impedendo loro uno sviluppo democratico e instaurando regimi dittatoriali e sanguinari. Se nel continente latino in buona parte si sono affermate libertà, democrazia e sviluppo socio-economico, in Africa, in Medio Oriente prevalgono ancora tirannidi crudeli, repressioni, genocidi. Lotte tribali, combattimenti fratricidi, corruzione, povertà, disprezzo delle donne sono il triste retaggio di antiche schiavitù e degli egoismi e della brutalità dei conquistatori.
Né si può sottacere il fatto che l’attività feroce e spietata di movimenti islamici estremisti, il terrorismo dell’ID e di altri gruppi armati, abbia origini lontane, nel ventre di quell’imperialismo occidentale portatore non di valori di pace, di progresso e solidarietà, ma di soprusi, di dispotismi, di violenza e ingiustizie.
C’è anche una lettura soco-ecomica dell’imperialismo: secondo la più diffusa teoria marxista di Lenin, esso non è figlio dell’impoverimento crescente del proletariato, ma è la conseguenza degli interessi contrapposti tra aree altamente capitalistiche. Secondo l’interpretazione socialdemocratica questi interessi possono essere battuti con le riforme e lo stato sociale. Per il pensiero liberale l’imperialismo moderno non è un prodotto del modo capitalistico di produzione, ma il risultato di condizioni socio-economiche, culturali e politiche precapitalistiche. Occorre pertanto garantire, sostiene questa corrente ideologica, uno sviluppo equilibrato fondato sullla libera concorrenza e il libero scambio, ostacolando il monopolio e il protezionismo.
Noi a questa parola, che richiama alla mente arbitrii, imposizioni, oltraggi, omicidi, emigrazione forzata di milioni di persone, muri e barriere e il formarsi di manifestazioni di paura e di xenofobia, contrapponiamo i sentimenti e le idee di libertà, giustizia, fratellanza dei popoli, accoglienza, condivisione di uguali diritti e doveri.